La buona riuscita della missione che ha portato Bezos nello spazio, insieme al fratello Mark Bezos, a Wally Funk, 82enne pioniera dell’aeronautica e ad uno studente di 18 anni, ha segnato un nuovo spaccato nella storia delle missioni spaziali. Nessuna preparazione per gli ospiti della New Shepard, che segna un nuovo successo e traccia ancora la strada per il turismo spaziale: molti però si chiedono se il futuro della Terra possa passare anche da progetti così ambiziosi e se, scelte così, rischiano ancor di più di allargare il divario sociale tra i super-ricchi del pianeta e le fasce più povere.
La missione promossa da Blue Origin, società fondata da Jeff Bezos, ad oggi l’uomo più ricco del mondo, ha raggiunto, con la navicella New Shepard lo spazio – la prima missione dell’agenzia privata ad avere a bordo un equipaggio formato da esseri umani: tra questi, oltre allo stesso Jeff Bezos, erano presenti il fratello, uno studente di 18 anni e la pioniera 82enne Wally Funk. Tecnicamente l’equipaggio a bordo del volo suborbitale, dopo il lancio dalla rampa Launch Site One, in Texas, ha raggiunto l’altezza di quasi 107 km, un volo durato poco più di 10 minuti, comprese tutte le fasi, dove l’equipaggio ha raggiunto una condizione di microgravità. Poi l’atterraggio, con la soddisfazione aleggiante di tutto il team – “il giorno più bello”, grida qualcuno dalla capsula appena atterrata.
Sarà questo lo spartiacque per l’inizio di una nuova era all’insegna del turismo spaziale? A dirla tutta il primo a inaugurare la via per il turismo spaziale è stato Richard Branson, appena dieci giorni fa – la missione della Virgin Galactic contava a bordo quattro persone, tra le quali lo stesso Ceo Branson, con l’unica differenza, rispetto alla missione della Blue Origin, di aver raggiunto circa 90 km.
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Turismo spaziale e inquinamento
Sebbene il successo rientri in una cerchia molto ambiziosa di progetti, come quello, in questo caso, di portare l’uomo nello spazio come turista e non più come ricercatore, noi tutti ci chiediamo se, in un momento così delicato per il nostro pianeta la via del turismo spaziale possa essere realmente fruttuosa per il futuro. In una sfida che sembra ormai esser giocata su una parallelo, tra alcuni degli uomini più ricchi del pianeta, come Bezos ed Elon Musk la paura è quella che l’attenzione che dovrebbe esser riposta sulla lotta al cambiamento climatico possa spostarsi su un progresso forse non necessario al momento. Lo stesso fondatore di Amazon aveva istituito fondo di 10 miliardi di dollari dopo le critiche ricevute per la gestione poco green dell’azienda e le critiche non sono di certo finite qui, dopo che Bezos aveva affermato che la neutralità delle emissioni sarà raggiunta da Amazon nel 2040 e non nel decennio precedente.
Le missioni spaziali sulla Stazio Spaziale Internazionale hanno come fondamento la ricerca e il progredire di diverse tecnologie, in un ambiente non replicabile, quello della microgravità. Sono diversi difatti gli esperimenti che mirano al progresso della Terra e alla salvaguardia della sostenibilità, soprattutto alimentare e, in vista di queste considerazioni, il rischio è quello che il turismo spaziale possa, in questo momento storico esercitare solo una pressione maggiore sul clima. Diversi studi hanno calcolato come un lancio per una missione spaziale inquini 300 volte di più rispetto ad un viaggio in aereo. Insomma, emissioni di CO2 di 1.238 chili di CO2 per passeggero, come spiega l’International civil aviation organization.
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Il turismo spaziale può rappresentare quindi un problema per il pianeta Terra e molti sforzi che la transizione ecologica richiederà in questo decennio potrebbero essere minacciati dalla nascita di un nuovo settore – proiettato comunque ad una nicchia di uomini ricchi, che escluderebbe del tutto le fasce meno abbienti del pianeta, e qui l’impatto sociale potrebbe esser altrettanto negativo, visto che la redistribuzione e l’accesso ad alcuni servizi diviene di anno in anno sempre più complicato, basti pensare alle assicurazioni sanitarie negli Stati Uniti.
Dal punto di vista ambientale gli idrocarburi utilizzati dai razzi delle agenzie spaziali causano l’emissione di una grande quantità di ossidi di azoto nell’atmosfera, con effetti permanenti per diversi anni. Questo accade per qualsiasi tipo di combustibile utilizzato al momento, anche nel caso del programma Space Launch System della Nasa, che utilizza idrogeno liquido. Forse, l’approdo dell’uomo sulla luna come turista, dovrebbe misurarsi con la realizzazione di altre tecnologie meno inquinanti, con un significativo approccio sostenibile per i viaggi nello spazio: una realtà che potrebbe prender vita se le risorse dei grandi imprenditori miliardari e sognanti convergessero nella direzione di una ricerca molto più dettagliata e impattante nell’evidenza nella lotta contro il cambiamento climatico.