Nonostante i processi, le decine di udienze e le condanne si è fatta solo giustizia a metà per le violenze durante il G8 di Genova nel luglio del 2001
Dopo anni di indagini e decine di udienze la ferita è ancora aperta a causa di una verità processuale solo parziale. Per la morte del 23enne Carlo Giuliani, ucciso da un colpo di pistola esploso da un altrettanto giovane Mario Placanica, non è stato celebrato alcun processo: accusato di omicidio, Placanica viene prosciolto durante l’udienza preliminare per legittima difesa.
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In quegli stessi convulsi e drammatici giorni del G8 di Genova, nel luglio del 2001, oltre 300 manifestanti vengono arrestati per devastazione, saccheggio e resistenza: la gran parte viene rilasciata nel giro di poche ore. Solo in 25 vengono rinviati a giudizio, le condanne diventano definitive per 10 di loro per un totale di circa 100 anni di carcere.
G8 Genova: i processi e le condanne, giustizia a metà. La “macelleria messicana”
Per le violenze durante l’irruzione all’interno della Scuola “Diaz” e proseguite alla Caserma di Bolzaneto, dove era stato allestito il centro di identificazione dei fermati, la c.d. “macelleria messicana“, quella che per Amnesty International è “la più grave sospensione dei diritti democratici in Europa dopo la seconda guerra mondiale”, si imbastiscono due processi paralleli tra una miriade di “non ricordo” e di contraddizioni. Dei 346 poliziotti che fecero irruzione alla scuola Diaz vanno a processo in 28: la stragrande maggioranza di coloro che parteciparono alle violenze fisiche e psicologiche non è mai stata identificata. Il 5 luglio 2012 la Corte di Cassazione conferma in via definitiva la condanna per falso aggravato per 25 poliziotti e non per lesioni gravi in quanto il predetto reato era ormai prescritto. Tra i condannati in via definitiva anche diversi alti funzionari del Viminale, poi decaduti dai loro incarichi per effetto della pena accessoria irrogata loro dell’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni.
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Per le violenze avvenute all’interno della Caserma di Bolzaneto, dove i fermati venivano accolti con un “Benvenuti ad Auschwitz“, in 45 finiscono sul banco degli imputati per complessivi 120 capi d’imputazione: il 14 giugno 2013 i giudici della Suprema Corte di Cassazione emettono 7 condanne e 4 assoluzioni mentre per tutti gli altri imputati i reati vengono dichiarati estinti per prescrizione.