Le ultime notizie su Gianfranco Stevanin: che fine ha fatto oggi il serial killer in carcere per 5 omicidi ma che non ricorda.
La sua vicenda è raccontata in un documentario prodotto da Discovery dal titolo “Non ricordo di averle uccise” e si tratta di una storia da brividi che ha sconvolto l’Italia. Siamo nella prima metà degli anni Novanta. Lui, Gianfranco Stevanin, è un uomo che vive a Terrazzo, nel veronese, e che viene denunciato da Gabriele Musger, una prostituta, che sostenne di essere stata sequestrata e vittima per ore di violenza.
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Da quell’episodio, emerse uno scenario macabro, perché quell’uomo in precedenza avrebbe usato lo stesso trattamento con altre donne. Cinque furono alla fine le sue vittime accertate, una sesta è presunta. Infatti, il cadavere di Roswita Adlassing, che sarebbe stata vista per l’ultima volta con Stevanin, non è mai stato ritrovato. I corpi depezzati delle donne erano nel giardino del podere in cui Stevanin viveva con la madre.
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Dove si trova Gianfranco Stevanin oggi: le ultime sul mostro di Terrazzo
A distanza di oltre 25 anni dal suo arresto, nell’ottobre 2020 il legale di Stevanin ha chiesto nuove perizie sull’uomo e anche la concessione di misure alternative al carcere. Sarebbe cambiato, secondo il suo legale, e avrebbe anche scontato una bella fetta della sua pena. Dice di essere cambiato e chiede di poter uscire dal carcere, dunque, il killer di Terrazzo, il quale si è visto però proprio qualche settimana fa, a fine marzo, negata la possibilità di uscire dal carcere.
Per l’equipe psichiatrica che lo ha tenuto sotto osservazione, deve restare infatti dietro le sbarre, mentre il suo legale sostiene: “Se ha problemi psichiatrici, allora va curato e non rinchiuso nella sua cella. Se invece, come lui sostiene, dopo tanti anni ha finalmente trovato un equilibrio, è giusto che gli sia concessa la possibilità di redimersi”. Come noto, da anni il serial killer delle prostitute sostiene di non ricordare i delitti, ma solo i momenti precedenti e successivi, soprattutto la volontà di sbarazzarsi di quei cadaveri che si ritrovava tra le braccia.