La foresta Amazzonica è al collasso, uno scenario che da qualche anno si è intersecato con la realtà. Il Brasile, sotto l’amministrazione Bolsonaro, non ha saputo tutelare il più importante polmone verde del mondo, protetto dalle ultime tribù indigene.
Il presidente brasiliano Bolsonaro continua ad ignorare lo stato di salute della foresta amazzonica, spingendo tra le altre cose, misure distruttive per il grande polmone verde – un patrimonio ambientale, rimasto da solo a fare i conti con i rischi di una fine sempre più prossima. A vigilare sono ormai le ultime tribù amazzoniche, costretti a difendere la foresta dagli attacchi dei criminali venditori di vaste aree della foresta pluviale, incendiata e disboscata.
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A dimostrare il pessimo stato di salute della foresta amazzonica è il rapporto del Science Panel for the Amazon, come spiega la CBC, che riunisce importanti scienziati esperti della foresta pluviale: Più di 10.000 animali e piante a rischio estinzione. Oggi più del 35% della foresta è scomparsa. L’unica strada, spiegano gli esperti, è quella di ridurre e appiattire la deforestazione entro il 2030, anno che sembra sempre di più essere il crocevia per il futuro dell’intero pianeta.
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Come spiega il sito Rinnovabili.it, un’altra preoccupante vicenda è stata raccontata sulla rivista Nature. Sembrerebbe che l’Amazzonia, in determinati segmenti, emetta CO2 in misura maggiore rispetto a quanta ne assorbe, diventando così produttore di CO2. Una realtà che fa riflettere più di qualsiasi altra illustrazione. Fin dal proprio insediamento, Bolsonaro ha demolito ogni forma di tutela del polmone verde, radendo al suolo, non solo la vigilanza sul territorio, ma anche il monitoraggio da parte di organi scientifici interni – rimuovendo persino l’Inpe dall’incarico di monitorare via satellite la foresta ed emettere dati sulla deforestazione. Da questo momento in poi sarà il servizio di meteorologia, assoggettato fisiologicamente al governo, a trarre le conclusioni sullo stato del polmone verde. Inoltre sembra che lo stesso presidente possa applicare presto un condono per le occupazioni illegali perpetrata dagli agricoltori prima del 2014.