Paolo Calabresi, grazie alla sua Roma è riuscito a cambiare vita, adesso ha tutta l’intenzione di godersi suo figlio Arturo.
Biascica di Boris parla della sua storia proprio come se fosse la sceneggiatura di un film, le voci e i toni utilizzati si modulano in base alle situazioni.
Il bello del mestiere dell’attore è proprio quello di cambiare volto, registro e impressioni di continuo. Per tutta la vita l’attore ha fatto questo, ha iniziato con il ruolo di Strehler, per poi passare alle Iene le quali gli hanno permesso di entrare nel sistema che gli ha permesso di muoversi nel cinema italiano con ruoli molto diversi tra loro.
L’ultima trasformazione dell’attore è quella di un boss a New York nella pellicola “School of Mafia” con la regia di Alessandro Pondi, il film è stato creato con lo stile del vecchio cinema.
Infatti ha alcuni richiami a pellicole come “C’era una volta in America” e “Quei bravi ragazzi”, la fotografia e la regia hanno tentato di mostrarlo in chiave western.
Il tutto viene smorzato dalla commedia, in modo tale da alleggerire come tutte le commedie sanno fare quando hanno una storia di base solida e continua.
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Suo figlio ha deciso di intraprendere una strada molto diversa dalla sua, infatti dopo l’attore dopo essersi infortunato durante un derby, ha dovuto passare due anni e mezzo senza muoversi.
Purtroppo il mestiere dell’atleta non gli si addiceva, infatti giocava in Serie C di Basket, per poi diventare un tennista classificato, non è riuscito mai a sfondare nel mondo dello sport.
Suo figlio è il primogenito di 4 figli, infatti veniva portato a calcio così come tutti gli altri figli hanno seguito uno sport. Purtroppo suo padre non riusciva a seguire la sua crescita sportiva per i vari impegni di lavoro e famigliari.
Quando Arturo aveva 11 anni, suo padre riuscì a guardare una partita, prima del fischio d’inizio il padre di un altro bambino disse all’attore che suo figlio era molto bravo.
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Il tono con il quale si rivolse al padre di Arturo era come se fosse di rimprovero, proprio perché l’uomo nonostante suo figlio non fosse talentuoso viaggiava ogni giorno ad Aprilia per guardarlo.
Con il passare del tempo il piccolo venne notato dalla Roma all’età di 15 anni, questo era un segno che prometteva molto bene per il mondo professionista. Da solo infatti Arturo è riuscito a giocare in Serie A, per poi partecipare alla Nazionale Under 21, suo padre crede in lui e pensa che farà qualcosa di grandioso nonostante tutto.
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