Continua la maledizione dei rigori per il Ct inglese Gareth Southgate. La vittoria degli azzurri ai rigori conferma che Piquè ha ragione
Chissà per quanti anni Gareth Southgate, Commissario tecnico della nazionale dei “Tre Leoni” sconfitta ai rigori dagli azzurri nella finale di Euro 2020, sarà tormentato dal ricordo della sequenza di penalty che hanno strozzato in gola l’urlo di gioia di milioni di inglesi quando finalmente sembrava che il calcio “coming home“. Per sua stessa ammissione il pur bravo tecnico inglese, capace comunque di condurre gli inglesi in semifinale ai Mondiali di Russia nel 2018 e in finale a Euro 2020, ha avuto bisogno di ben 15 anni per metabolizzare la più grande delusione della sua carriera da calciatore: l’errore nell’ultimo, decisivo, rigore della sequenza nella semifinale degli Europei del 1996, ospitati proprio in Inghilterra, contro la Germania, poi vittoriosa al golden goal contro la Repubblica Ceca di dell’allora sconosciuto Pavel Nedved.
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Beh, non è possibile neanche immaginare il turbinio di sentimenti ed emozioni che in queste ore si agitavano nell’animo del tecnico inglese. Possiamo solo virtualmente ricordargli che in fondo, come canta Francesco De Gregori in una delle sue più famose canzoni, che un calciatore, così come un allenatore, non si giudica solo da un rigore fallito: (“Ma Nino non aver paura di sbagliare un calcio/di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica/un giocatore, un giocatore lo vedi dal coraggio/dall’altruismo e dalla fantasia..”).
Azzurri campioni d’Europa ai calci di rigore: ha ragione Piqué. La scienza dei calci di rigore
Tra i vincitori della serata di Wembley andrebbe annoverato anche Gerard Piqué, fino al 2018 uno dei pilastri della nazionale spagnola, le cui dichiarazioni sull’indebito vantaggio degli azzurri nella semifinale contro le Furie Rosse per aver iniziato per primi la sequenza dei calci di rigore hanno fatto il giro del web. Ma è proprio così? In effetti, sia contro gli spagnoli che contro gli inglesi gli azzurri pur sbagliando per primi, Manuel Locatelli contro le Furie Rosse e Andrea Belotti contro la nazionale dei “Tre Leoni”, sono comunque riusciti ad avere la meglio.
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Eppure, due economisti sperimentali, Josè Apesteguia e Ignacio Palacios-Huerta, sulla base delle risultanze di una ricerca condotta nel 2010, hanno scoperto che la squadra che sceglie di calciare per prima parte con una probabilità di vittoria del 60%: le partite prese in esame sono circa 260, nell’arco di una trentina di anni, e i rigori analizzati, calciati in diverse competizioni, dai Mondiali alla FA Cup inglese, ammontano a 2681. La motivazione alla base del vantaggio che si ha nel calciare per primi è legato al fatto che la pressione psicologica nel calciare per secondi è maggiore: se il prima segna, il secondo è costretto a inseguire sopportando un peso psicologica maggiore. Per minimizzare tale vantaggio alcuni studiosi hanno proposto di applicare alla sequenza dei penalty quella matematica di Prouhet-Thue-Morse in cui dopo il primo e dopo ogni due rigori calciati si inverte l’ordine di battuta come nello schema del tie break nel tennis. Dunque, il metodo scientifico applicato ai dati sportivi rivela come il ruolo della fortuna nel determinare il successo nella “lotteria” dei calci di rigore sia sopravvalutato.