Denise Pipitone, aggredito e pestato il testimone chiave della vicenda. Un nuovo, inquietante capitolo della vicenda della bambina scomparsa nel 2004 a Mazara del Vallo
Ipotesi, situazioni, testimoni, voci. Tutto deve passare attraverso il setaccio degli inquirenti. Un setaccio che un compito improbo, ovvero cercare di estrarre frammenti di verità o anche ipotesi verosimili, da un mare di bugie, false dichiarazioni, avvistamenti improbabili ed eccessivi entusiasmi. Questo e, purtroppo, molto di più, è la vicenda di Denise Pipitone, la bambine di tre anni scomparsa a Mazara del Vallo il 1 settembre del 2004.
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Ogni giorno si aggiunge un nuovo capitolo ad una specie di instant book che viene continuamente aggiornato, perché continuamente circolano voci nuove ed avvengono fatti che potrebbero assumere una rilevanza notevole nella ricerca della verità su Denise Pipitone. L’ultima notizia riguarda la presenza di due testimoni ritenuti attendibili. Uno dei quali è stato recentemente anche vittima di un’aggressione sotto la sua abitazione.
L’avvocato di Piera Maggio, madre di Denise, Giacomo Frazzitta ritiene che questa aggressione possa essere avvenuta anche per motivi che nulla hanno a che fare con la vicenda di Denise Pipitone. Non nega però, a quanto pare, che il testimone avrebbe rilasciato alcune dichiarazioni importanti, ritenute fondate e quindi utili per le indagini in corso. Vi sarebbe, inoltre, un’altra testimonianza che potrebbe dare alle indagini una svolta decisiva.
Denise Pipitone, una seconda, importantissima testimonianza
Il secondo testimone di cui si parla in questi giorni, alloggiava, in quel tristissimo 1 settembre 2004, nell’Hotel di Mazara del Vallo dove lavorava Anna Corona, ex moglie di Piero Pulizzi, il papà della bambina scomparsa. Il testimone avrebbe rilasciato una dichiarazione in Procura in cui si dice convinto di aver visto la bambina all’interno dell’Hotel. “Quel primo settembre 2004 ho visto una bambina accanto a una persona, non dimenticherò mai i suoi occhi”, queste alcune delle sue parole rilasciate agli inquirenti.
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Parole e concetti pesantissimi, che dovranno però anch’essi passare al vaglio di chi sta portando avanti le indagini. La speranza è che dal setaccio possa filtrare qualche novità davvero importante, qualcosa a cui aggrappare una speranza che, con il passare degli anni, diventa sempre più flebile. Qualcosa che possa essere veramente un viatico per la soluzione di una storia che tiene tutti con il fiato sospeso da troppo tempo. Una storia lunga ben 17 anni.