Secondo un libro scritto da due giornalisti del Washington Post, quando Donald Trump lo scorso ottobre ha contratto il Covid-19 ha rischiato la morte: a salvarlo sarebbe stata la terapia monoclonale sperimentale.
Donald Trump avrebbe contratto il Covid-19 in una forma decisamente più grave di quanto in realtà raccontato. A rivelarlo è un estratto del libro “Nightmare Scenario: Inside the Trump Administration’s Response to the Pandemic That Changed History”, scritto dai giornalisti del Washington Post Yasmeen Abutaleb e Damian Paletta.
Sulla base della testimonianza di alcune persone informate dei fatti e vicine al tycoon, viene raccontato che lo staff della Casa Bianca si preoccupò seriamente per il suo stato di salute. Il timore dell’entourage era che Trump “potesse morire”. Il libro, che uscirà nei prossimi giorni, ripercorre tutti i momenti convulsi della gestione della pandemia da parte dell’ex Presidente degli Stati Uniti d’America.
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La rivelazione dagli Usa: “Trump rischiò la morte per Covid”
Donald Trump aveva contratto il Covid-19 lo scorso ottobre insieme alla sua consorte Melania. Ad annunciare la positività al virus era stato lui stesso attraverso un post su Twitter. Secondo quanto rivelato dal libro però, ciò che non era stato reso noto è che le sue condizioni di salute erano peggiorate a tal punto da sottoporlo alla ventilazione durante il ricovero in ospedale. Il livello di ossigenazione nel sangue sarebbe infatti sceso al di sotto del 94%.
I due giornalisti del Washington Post scrivono che mentre pubblicamente venivano fornite rassicurazioni, dietro le quinte in realtà c’era una corsa forsennata per ottenere dei farmaci salvavita. Persino all’interno della Casa Bianca la maggior parte dei funzionari sarebbero rimasti all’oscuro della gravità della situazione. Diversi medici avrebbero sostenuto che Donald Trump rischiava di non sopravvivere all’infezione e il capo dello staff del presidente americano, Mark Meadows, sarebbe rimasto terrorizzato dall’idea che sarebbe potuto morire.
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A quanto pare secondo fonti citate dal libro, a risultare decisiva per la veloce guarigione dell’ex presidente degli Stati Uniti, tornato poi in ottima forma, sarebbe stata la costosissima terapia monoclonale a cui è stato sottoposto. Il trattamento sarebbe stato ottenuto solamente dopo forti pressioni sul commissario della Food and Drug Administration, Stephen Hahn, per l’autorizzazione all’uso compassionevole dell’anticorpo monoclonale sperimentale Regeneron.