La vicenda di Sara Pedri, la giovane ginecologa scomparsa dopo essersi dimessa dall’ospedale Santa Chiara di Trento, ha fatto riaprire una ferita in un’altra dottoressa la quale ha svelato: “Nel 2012 ho subito lo stesso incubo in quell’ospedale”
Il caso di Sara Pedri, la giovane ginecologa scomparsa dopo essersi dimessa dall’Ospedale Santa Chiara di Trento, tiene ancora banco. In queste ore, una ex dipendente (anche lei ginecologa) dello stesso Ospedale ha rivelato che nel 2012 ha subito mesi da incubo.
La ginecologa, la quale è rimasta anonima, ha parlato ai microfoni dell’Adige.it e ha svelato come nel 2012 anche lei ha avuto dei seri problemi al Santa Chiara. La dottoressa in questione venne dapprima licenziata, fece causa e vincendola furono costretti a riammetterla in organico. Successivamente, però, la dottoressa vinse altri concorsi e lasciò definitivamente la struttura di Trento.
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L’ex ginecologa ha rivelato: “Mi sono ritrovata in tante cose che ho sentito sono capitate a Sara e non mi meraviglio di quello che è successo”.
Sulla sua storia al Santa Chiara ha affermato: “Io avevo lavorato prima due anni a Rovereto e mi ero trovata benissimo. Poi vinsi il concorso per il posto a tempo indeterminato. Chiesi di rimanere a Rovereto come prima scelta e misi Trento come seconda. Purtroppo mi mandarono lì. Rimasi per sei mesi, da giugno a novembre. Sei mesi da incubo”.
Nel dettaglio ha raccontato di cosa le accadde in quei sei mesi: “Potrei elencare tantissimi episodi. Devo dire che l’atteggiamento del primario nei miei confronti è stato da subito ostile. Dopo 15 giorni ero stata chiamata d’urgenza in sala operatoria e ero riuscita a risolvere una situazione difficile tanto che la collega che era con me mi aveva pubblicamente elogiata durante il briefing mattutino. Tateo (il primario) fece subito capire che non aveva gradito quell’attestazione di stima e per mesi cercò ogni espediente per addossarmi errori. Una volta, ad esempio, una paziente si lamentò di essere stata dimessa tardi. Io volevo spiegare il perché ma lui mi zittiva sempre e zittiva chi cercava di prendere le mie difese. Non c’era possibilità di dialogo”.
Poi la verità: “Il motivo per la quale mi trattava in questo modo è che al mio posto doveva venire un’altra professionista. Ho provato a mandare mail, fax e raccomandate al direttore dell’ospedale, all’assessore alla salute e al direttore generale. Nessuno mi rispose mai. Poi mi sono licenziata”.
Infine ha chiuso la sua testimonianza: “Chi cercava di opporsi al primario veniva zittito. Poi credo sia una questione di omertà, di mancanza di dignità, di onestà, di personalità. É stata una delusione su tutti i fronti. Io a fatica, sono riemersa. Sara, purtroppo, non ce l’ha fatta. Da quando me ne sono andata ho vinto due concorsi, uno a Imola e poi in Puglia dove tutt’oggi lavoro. Con il Trentino ho chiuso”.
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