Come previsto dalle disposizioni del governo, le Asl hanno fatto partire le sospensioni per gli operatori sanitari no vax: le percentuali più alte risiedono in Friuli-Venezia Giulia e in Emilia Romagna.
A circa due mesi dall’introduzione dell’obbligo del vaccino anti-Covid per gli operatori sanitari, iniziano ad arrivare le prime sospensioni da parte delle Asl del territorio italiano. A fornire gli elenchi di tutti coloro che ancora non risultano vaccinati, tra medici, infermieri e altro personale in generale, sono gli ordini professionali, gli ospedali e le Rsa.
I no vax tra i professionisti della sanità non sono pochi: secondo i dati raccolti dalla struttura commissariale per l’emergenza Covid, sono oltre 45mila coloro che non risultano essersi sottoposti alla vaccinazione. Tra questi, come precisato dal sindacato di categoria, solo lo 0,2% sarebbe però rappresentato dai medici. Complessivamente gli operatori sanitari in Italia sono quasi 2 milioni: dal report si evince che la percentuale dei non vaccinati è pari al 2,3%.
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Al via le sospensioni per gli operatori sanitari no vax: i numeri delle regioni
I professionisti della sanità che non si sono ancora sottoposti al vaccino, secondo quanto emerge dai nominativi forniti, sono distribuiti in otto regioni e una provincia autonoma: Emilia Romagna, Sicilia, Puglia, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Marche, Umbria, Liguria e Provincia autonoma di Trento.
In termini percentuali, i no vax sono maggiormente presenti tra le aziende e strutture ospedaliere del Friuli-Venezia Giulia, con quasi 6mila sanitari non vaccinati, ossia circa il 12% del totale. Segue poi l’Emilia Romagna, con 14mila operatori non vaccinati, ossia poco più del 7% della categoria. Terzo scalino per la Provincia autonoma di Trento, con poco più di 2mila sanitari non vaccinati, pari all’11% del totale.
Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici, ha sottolineato che in presenza di un accertamento della Asl di professionisti della sanità non vaccinati si deve provvedere “ope legis alla sospensione dell’attività finché non sarà effettuata la vaccinazione, e comunque non oltre il 31 dicembre”. Nel frattempo, in alternativa, nel caso in cui ci sia necessità i medici, gli infermieri e il restante personale no vax potrà essere dirottato anche ad altre attività.
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Carlo Palermo, segretario nazionale Anaao-Assomed, il Sindacato dei medici del servizio sanitario nazionale, ha spiegato che, poiché la legge attuale prevede che chi non è immunizzato non può stare a contatto con il pubblico, i professionisti della sanità che scelgono di non vaccinarsi mettono a repentaglio la ripresa delle visite e degli interventi.