Seconda dose con AstraZeneca o con un vaccino mRna? Scienziati, virologi e immunologi sono al momento divisi sulla strategia da adottare. Tuttavia il ministero della Salute, con il Comitato tecnico scientifico, ha già stabilito come proseguire la campagna.
La confusione sul piano vaccinale in Italia regna ormai sovrana. La tragica morte di Camilla Canepa a Genova e i recenti casi di trombosi hanno riaperto il dibattito in merito ai potenziali effetti collaterali di AstraZeneca sulla popolazione, in modo particolare sulle fasce di età più giovani. Da una parte l’Ema ha raccomandato di continuare a somministrare il siero anglo-svedese seguendo la linea delle informazioni sul prodotto, a cui è stato però aggiunto che deve essere vietato alle persone che hanno precedentemente avuto una sindrome da aumentata permeabilità capillare.
Dall’altra il Comitato tecnico scientifico ha stabilito che d’ora in avanti AstraZeneca sarà destinato solamente agli over 60. Tutti coloro che hanno meno di 60 anni e sono in attesa del richiamo effettueranno dunque la seconda dose a base mRna, ossia con Pfizer o Moderna. A confermare la vaccinazione eterologa è stato lo stesso coordinatore del Cts, Franco Locatelli, sottolineando di voler affidarsi al principio di massima cautela. In Italia tuttavia non tutti gli scienziati sono favorevoli al mix dei vaccini.
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La decisione di proseguire la campagna vaccinale in modo eterologo per le seconde dosi non ha messo d’accordo tutti gli esperti. Oltre a quelli a favore troviamo infatti coloro che, vista l’attuale mancanza di test e sperimentazioni specifiche sugli effetti del mix di vaccini diversi, preferirebbero proseguire la campagna con i piedi di piombo in attesa dei riscontri scientifici.
È il caso del virologo Andrea Crisanti, che pochi giorni fa ha spiegato durante Otto e mezzo che lui la seconda dose con un siero diverso, dopo la prima a vettore virale, non la farebbe. “Dal punto di vista teorico non ci dovrebbero essere problemi – ha evidenziato – ma apriamo una strada completamente inesplorata e imponiamo una vaccinazione senza nessun dato”. Per questo motivo il suggerimento del virologo a chi ha fatto la prima dose con AstraZeneca è quello di fare il saggio anticorpale.
In questo modo nel caso in cui si avessero anticorpi elevati, il richiamo si potrebbe posticipare di qualche mese aspettando così maggiori rassicurazioni. Anche il virologo Fausto Baldanti è dello stesso parere del collega. Intervistato da La Repubblica, ha ricordato che ancora non ci sono dati certi sui mix dei vaccini e per questo “utilizzare sulla stessa persona, per la seconda dose, un vaccino diverso dal primo già somministrato, in particolare AstraZeneca, ad oggi può essere un rischio“.
Secondo il virologo Fabrizio Pregliasco invece la vaccinazione eterologa resta comunque al momento la strada migliore da intraprendere, utilizzando i vaccini con un maggiore profilo di sicurezza. “Non vedo problematiche nell’effettuare la seconda dose con lo stesso AstraZeneca poiché il rischio è davvero minimale – ha detto, ospite di Agora – tuttavia per un atteggiamento di massima prudenza e per minimizzare quel minimo rischio residuale, ritengo si possa comunque procedere con il mix”. Secondo il coordinatore del Cts Franco Locatelli la combinazione dei vaccini “non porta alcun svantaggio, ma anzi qualche vantaggio”.
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Marco Cavaleri, responsabile della strategia sui vaccini dell’Ema, ha invece voluto rassicurare direttamente sugli ipotetici rischi di AstraZeneca per la seconda dose. “Le trombosi sono state rarissime e non destano al momento preoccupazione. In Inghilterra gli eventi avversi si contano sulla punta delle dita”, ha evidenziato, sottolineando che il richiamo “si potrebbe dare a tutti”, a prescindere quindi dalla fascia di età.
L’immunologa Antonella Viola ha però espresso a Otto e mezzo il suo pensiero fortemente contrario: “Questa volta voglio dire di non fare il richiamo con AstraZeneca. Perché se è vero che non ci sono dati su trombosi nella seconda somministrazione, è anche vero che ci sono pochissimi dati visto che in pochi hanno ricevuto due volte il siero”. La scienziata si è così detta maggiormente favorevole alla somministrazione di un vaccino mRna in occasione della seconda dose per gli under 60, appoggiando la decisione del ministero della Salute.
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