L’ipotesi di un approdo della Lazio allo Stadio Flaminio riapre con forza il tema dello Stadio della Roma, ecco l’indiscrezione raccolta da Cronaka 12 sulla scelta della famiglia Friedkin: i dettagli
“Stadio della Lazio? Per il Flaminio bisognerebbe incontrarsi e programmare”, “Non è a norma Uefa ma siamo a disposizione” e soprattutto “Vorrei uno stadio punto di ritrovo e motivo di orgoglio per tutti i laziali”. Parola e musica di Claudio Lotito martedì 8 giugno in Campidoglio per i saluti alla Lazio Women recentemente promossa nella Serie A femminile. Se non una è candidatura vera e propria è una decisa disponibilità a valutare la possibilità di fare dello Stadio progettato da Pier Luigi Nervi la casa della Lazio del futuro.
Una così netta apertura di credito solleva l’annosa questione degli impianti sportivi della Capitale. Ironia della sorte in queste ore la Eurobasket Roma è costretta ad emigrare a Ferentino per giocare la semifinale dei playoff di Serie A2 di pallacanestro per non parlare Roma che sull’impianto di Tor di Valle ha tempo e soldi.
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Ripercorriamo velocemente le tappe. Nel 2012 James Pallotta, appena nominato presidente dei giallorossi, presentò all’allora sindaco Gianni Alemanno la prima bozza di progetto del nuovo Stadio della Roma. L’inquilino del Campidoglio, tra 53 diverse aree edificabili, scelse quella dell’ex Ippodromo di Tor di Valle ormai ridotto a discarica a cielo aperto. Il resto è storia, si sono succeduti altri due sindaci, sono arrivati i pareri positivi di due diverse conferenze di servizio, più le beghe giudiziarie, 80 milioni di euro buttati al vento e soprattutto un cantiere mai aperto.
Lo scorso agosto la proprietà della Roma è passata di mano dai Pallotta ai Friedkin ed il primo atto formale delle nuova gestione è stato quello di abbandonare il progetto di Tor di Valle. Ma questo non significa che i Friedkin non vogliano uno stadio della Roma, anzi, nel calcio del 2020 l’impianto di proprietà è decisivo per dare impulso allo sviluppo sportivo.
I Friedkin tra l’autunno del 2020 e la primavera del 2021 hanno studiato diversi dossier. Dalla ristrutturazione del Flaminio, ai terreni di Tor Vergata, dall’area adiacente il Parco Caduti Del Corpo Nazionale Dei Vigili Del Fuoco a Torrespaccata, a Pietralata passando per l’ex Velodromo all’EUR e le aree dell’Ostiense. Tutti dossier che, per vari motivi, dai vincoli di bonifica alle difficoltà burocratiche, sono stati al momento accantonati.
Restano in piedi due ipotesi. Ripartire da Tor di Valle, ma con un progetto sensibilmente meno impattante e, come da indiscrezioni raccolte dalla nostra redazione, muoversi in direzione della ristrutturazione dello Stadio Olimpico.
Di fatto si torna al 2005 alla proposta fatta dell’allora Assessore all’Urbanistica della Giunta di Walter Veltroni, Roberto Morassut, l’uomo che ha scritto il Piano Regolatore di Roma Capitale, ossia l’Olimpico alla Roma e il Flaminio alla Lazio. Due operazioni di vera e propria rigenerazione urbana.
Del Flaminio abbiamo detto, sull’Olimpico, invece, viene spesso sollevato il tema del fatto che si tratta di una struttura di proprietà del CONI e che una città come Roma non può non avere uno stadio per l’atletica. Ma dalle verifiche fatte dalla nostra redazione lo Stadio Olimpico ad oggi è di proprietà di una società che si chiama Sport e salute. E’ la ex Coni servizi ed è una società controllata dal Mef, Ministro di Economia e Finanza, che l’ha istituita nel 2018.
Una società alla quale, per dare una solidità patrimoniale, è stato conferito lo Stadio Olimpico. In questo modo il CONI si è liberato di un cespite che rappresentava solo costi. Ma l’Olimpico è una grande risorsa per la città, ha un sedime enorme e, come già visto con la ristrutturazione del 1990, può essere rifatto per intero e velocemente anche mentre si gioca il campionato. Il modello dello Stadium della Juventus a Torino, abbattuto e ricostruito nello stesso luogo in due anni è un esempio virtuoso.
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La questione stadio per l’atletica leggera può essere risolta facendo una struttura all’interno di Tor Vergata dove è già prevista la Città dello sport, finanziata con 325 milioni di euro dalle legge di bilancio 2020. Un’operazione che puà avere valore anche in previsione della candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2032.
Un ruolo decisivo in tal senso sarà quello di Stefano Scalera, attuale responsabile del rapporti istituzionali della Roma e già vice capo di Gabinetto proprio al Mef. Quindi direttamente coinvolto nell’operazione di Sport e Salute di cui conosce tutti i meandri e meccanismi. Il fischio di inizio dell’operazione arriverà, inevitabilmente, con l’elezione del prossimo Sindaco di Roma in programma per fine ottobre. Questo è quanto abbiamo raccolto e quanto per dovere di cronaca eravamo tenuti ad offrire. Se son rose fioriranno.
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