Il dramma della morte della figlia Lulù ha segnato per sempre Niccolò Fabi che però ha saputo trasformare il dolore in amore per gli altri
La morte di Michele Merlo ha fatto conoscere anche ai profani la leucemia fulminante, una patologia che se non diagnosticata in tempo conduce alla morte in pochi giorni come nel caso dello sfortunato ex concorrente di “Amici” ed “X Factor”. Purtroppo la leucemia fulminante non è la sola patologia che ha un decorso infausto “fulminante” dal momento che è altrettanto rapidamente esiziale anche la meningite fulminante come ben sa il cantante Niccolò Fabi che, il 3 luglio del 2010, ha perso la figlia Lulù di appena 22 mesi proprio per una meningite fulminante.
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La perdita di un figlio non solo è il dolore più lacerante che esista ma anche il più inaccettabile in quanto nessun genitore neanche immagina di sopravvivere ai propri figli, pertanto è una ferita che non si rimargina il cui dolore sordo e straziante al massimo può essere mitigato trasformandolo in amore per i più fragili. Ed è quello che ha fatto Niccolò Fabi che insieme all’ex compagna Shirin Amini ha istituito una Fondazione benefica, “Parole di Lulù”, che porta il nome del suo piccolo angelo volato in cielo per promuovere progetti legati al mondo dell’infanzia. Come ricorda l’Huffington Post, attraverso questa associazione benefica Niccolò e la ex compagna, Shirin Amini, regalano gioie e sorrisi ad altri bambini di tutto il mondo. Finora sono stati raccolti circa 250 mila euro per finanziare i progetti della fondazione.
In un’intervista al “Corriere della Sera” il cantante ha spiegato il fine e la ragion d’essere della Fondazione dedicata alla figlioletta prematuramente scomparsa: “Il motivo per cui continua “Parole di Lulù” non è continuare ad avere un rapporto con qualcuno che non c’è più. Eventualmente è rimanere attaccati a quello che noi abbiamo imparato grazie all’esistenza di qualcuno, ci permette di concretizzare qualcosa”.
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Nell’intervista di cui sopra Fabi ha tracciato anche un bilancio degli obiettivi raggiunti oltre a spiegare come sia riuscito a trasformare il dolore per la morte della figlia in amore da donare ai più fragili. “Non so neanche se oggi la chiamerei ancora così, la Fondazione: il motivo per cui continua “Parole di Lulù” non è continuare ad avere un rapporto con qualcuno che non c’è più. Tutte le cose più importanti che ho imparato le ho imparate separandomi. Quindi non riesco a vedere una fine di qualcosa come qualcosa di negativo, che toglie dignità: non considero neanche il fatto che io e Shirin ci siamo lasciati come un fallimento, anzi a maggior ragione “Parole di Lulù” ha un ulteriore significato in virtù di questo. “Parole di Lulù” è un sentimento e quel sentimento per fortuna non si esaurisce”.
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