Oscurato dalla Polizia Postale il sito Sanctioned Suicide, il motivo del provvedimento, predisposto dal Pubblico Ministero Giulia Guccione, è legato al suicidio di due giovani romani e a quello di un ragazzo di Palermo. I dettagli
La Polizia Postale di Roma, su indicazione del Pubblico Ministero presso il Tribunale della Capitale, Giulia Guccione, ha disposto la chiusura del sito Sanctioned Suicide. Il sito, secondo quanto stabilito dalle indagine degli inquirenti, sarebbe direttamente responsabile della morte di due giovani romani e di un ragazzo di Palermo.
Ma si indaga anche su un quarto caso avvenuto a Bassano. I giovani tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021 si sono tolti la vita seguendo le indicazioni dei gestori dello spazio internet.
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Drammatiche le modalità di azione. Il sito, accessibile senza nessun tipo di censura e di avvertenza, in chiaro, dava informazioni sulle modalità per organizzare il drammatico gesto. I gestori del sito erano riusciti a creare una community composta da 17.000 iscritti.
Banali, come lo è in genere il male, le modalità di azione. Una volta iscritti alla community si veniva inseriti in un gruppo Telegram dove l’interazione, in inglese, avveniva attraverso post dove erano presenti i “migliori consigli per suicidarsi”.
Le indagini hanno scoperto che la modalità di azione più “consigliata” era quella di chiudersi in una stanza di albergo, assumere salnitro di sodio, una sostanza comunemente reperibile in commercio e di “miscelare” il tutto con cioccolata ed antiematici al fine di non espellere il veleno.
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La morte, sempre secondo quanto comunicato dalla Polizia Postale, al contrario di quanto “promesso” dai gestori di Sanctioned Suicide, avveniva molto lentamente e tra atroci dolori e sofferenze.
Come detto sono tre i casi accertati di suicidi istigati dalla community di Sanctioned Suicide. Due ragazzi di 18 anni di Roma, all’interno dei loro cellulari erano presenti le chat incriminate, e di un ragazzo di Palermo. Ancora incerta la dinamica del suicidio di una ragazza di Bassano, comune di 42.000 abitanti in provincia di Vicenza, ma la sensazione degli inquirenti è che anche questo caso sia riconducibile al sito incriminato.
Le indagini proseguono ora a 360 gradi al fine di arrivare a chiudere il cerchio intorno agli ideatori e ai gestori del sito. Indagini particolarmente complicate essendo il server del sito registrato fuori dall’Italia e verosimilmente i gestori indicati con identità di comodo.
Sarà compito della Polizia Postale assicurare alla Giustizia i colpevoli. Per loro è pronta l’accusa di istigazione al suicidio un reato per il quale è prevista una pena fino a dodici anni di reclusione.
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