Il boss Francesco Bidognetti con il suo avvocato Michele Santonastaso ha minacciato lo scrittore in tribunale durante un processo
Tredici anni di dibattimento ma soprattutto quindici sotto scorso. Sono stati i punti che Roberto Saviano ha voluto sottolineare quando il Tribunale di Roma ha condannato per minacce di morte il capo del clan dei casalesi, Francesco Bidognetti, e Michele Santonastaso, il suo avvocato. Condanne rispettivamente di anno e mezzo di carcere per il boss e un anno e due mesi per l’avvocato. Le minacce sono avvenute a Napoli, in un aula di tribunale, durante il processo d’Appello Spartacus nel 2008.
Da allora una vita senza la piena libertà la vive lo scrittore di Gomorra reo di aver messo in piazza come si muove, agisce e pensa la camorra, da Secondigliano al Casertano. Questo è il “peccato” anche di Rosaria Capacchione. Ma lo scrittore da questa sentenza vede soprattutto una nota positiva: dimostra che il clan dei casalesi non è invincibile.
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Come avvennero le minacce di Francesco Bidognetti
Secondo la sentenza quando l’avvocato lesse un documento facendo i nomi di Saviano e Capacchione, all’epoca cronista de Il Mattino, accusandoli di aver influenzato i giudici con le loro attività editoriali e giornalistiche, la pronunzia di quei nomi non aveva il fine difensivo nell’ambito del processo ma, al contrario, offensivo, minacciando i due.
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Francesco Bidognetti, Cicciotto ‘e mezzanotte, ha 70 anni e dal 1993 è in carcere al regime di 41 bis. Uomo di fiducia di Francesco Schiavone, la principale attività del clan che ha retto è stata quella dei rifiuti interrati illegalmente che hanno ammalato la terra e milioni di persone nelle province campane. Negli anni 2000 i vertici dei casalesi sono stati tutti arrestati, da Michele Zagaria ad ‘o ninno Antonio Iovine, oggi pentito. Bidognetti, invece, è impenitente a differenza della moglie Anna Carrino che dal 2008 collabora con la giustizia.