I crimini e le condanne di Francesco Bidognetti, il padrino del clan dei Casalesi che minacciò i giornalisti Roberto Saviano e Rosaria Capacchione durante il processo Spartacus.
Francesco Bidognetti, detto “Cicciotto ‘e Mezzanotte”, è tra i boss mafiosi italiani più conosciuti. Appartenente al clan dei Casalesi, per cui ha ricoperto un ruolo apicale, è stato il braccio destro di Francesco Schiavone, noto con il soprannome di “Sandokan”. Pochi giorni fa è stato condannato a un anno e sei mesi di reclusione per minacce aggravate dal metodo mafioso verso i giornalisti Roberto Saviano e Rosaria Capacchione.
Nel 2008 infatti, durante l’appello del processo Spartacus, aveva fatto leggere in aula dal suo avvocato Santonastaso un documento di ricusazione dei giudici, ribattezzato “proclama”, motivato con un presunto condizionamento da parte della pressione mediatica. In particolare, erano stati nominati Capacchione e Saviano: i riferimenti personali ai due giornalisti, appellati come “prezzolati” della Procura, sono stati considerati delle gravi minacce.
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I crimini di Francesco Bidognetti e le condanne
Il padrino del clan dei Casalesi è noto alla magistratura fin dagli anni Novanta per le sue attività nello smaltimento illegale dei rifiuti urbani, industriali e tossici. Classe 1951, nel dicembre del 1993 era stato arrestato e recluso sotto il regime del 41 bis. Sempre negli anni Novanta, aveva ordinato l’omicidio di Gennaro Falco, medico ritenuto dal boss colpevole di non aver diagnosticato nel tempo adeguato una neoplasia alla prima moglie, Teresa Tamburrino. L’assassinio era stato commesso dal figlio Raffaele, poi arrestato.
Bidognetti, nel periodo di reclusione in carcere, era riuscito a mandare avanti l’attività del clan tramite la mediazione della sua successiva compagna, Anna Carrino. La donna però è stata arrestata nel 2007 e grazie alle sue rivelazioni sono state emesse oltre 50 ordinanze di custodia cautelare a esponenti casalesi. Il clan per vendicarsi ferì in un agguato la nipote di Carrino, malgrado si presuma che l’obiettivo fosse in realtà la sorella.
Nel 2010, al termine dei 12 anni del processo Spartacus, che ha azzerato i vertici dei Casalesi, la Cassazione ha condannato Francesco Bidognetti al carcere a vita insieme ad altri 15 camorristi, tra cui Francesco Schiavone, Michele Zagaria e Antonio Iovine. Due anni dopo, nel 2012, è stato poi emesso un nuovo provvedimento di custodia nei suoi confronti con l’accusa di disastro ambientale e avvelenamento di falde acquifere per favorire il gruppo camorristico.
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A fine aprile la Corte di Appello di Napoli ha invece confermato la sua assoluzione nell’ambito del processo per il duplice omicidio di Francesco Di Chiara e Tobia Andreozzi: Badagnotti era inizialmente stato accusato di essere il mandante. Condannato invece all’ergastolo Raffele Cantone, esecutore materiale del delitto. L’imprenditore Di Chiara era stato ucciso con colpi di arma da fuoco per essersi rifiutato di cedere alcuni terreni al clan casalese. Il suo collaboratore Andreozzi, che quel giorno era in sua compagnia, era stato sparato a morte insieme a lui.