Denise Pipitone, un testimone anonimo parla a Chi l’ha visto? A Mazara del Vallo hanno paura dei Corona.
La storia infinita di Denise Pipitone si arricchisce di un nuovo, inquietante capitolo. Un capitolo che, se confermato, getterebbe ancora di più ombre nere sulla già triste vicenda della bambina siciliana scomparsa a Mazara del Vallo ben diciassette anni fa. La trasmissione di Rai 3 Chi l’ha visto? ha intervistato un uomo, che ha chiesto di rimanere anonimo, che ci presenta una Mazara del Vallo con due volti, una sorta di Giano bifronte, con sentimenti opposti.
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Da un lato, sempre secondo le parole dell’anonimo intervistato, esiste una Mazara del Vallo umana, quella che spera che la verità venga fuori una volta per tutte e che, soprattutto, si augura che Denise sia ancora viva ed un’altra Mazara del Vallo che vive nell’omertà perché ha paura. Di chi o di cosa hanno paura? Secondo l’uomo tante persone hanno paura della famiglia Corona e per tale motivo si rifiutano di collaborare con le forze dell’ordine.
“La famiglia Corona qui è molto conosciuta e tanti sono spaventati, è anche per questo che nessuno parla”. Secondo l’uomo vi è una persona, appartenente alla famiglia Corona, che spaventa gli abitanti di Mazara del Vallo. Il suo nome è Claudio Corona, fratello di Anna Corona e zio di Jessica Pulizzi, imputata e poi assolta per la scomparsa della sorellastra Denise. “In tanti hanno paura di Claudio Corona, è un uomo impegnato in tante attività illecite”, prima fra tutte, sottolinea l’uomo “lo spaccio di ogni genere di droga”.
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Claudio Corona, secondo la persona intervistata, gode dell’appoggio di personalità importanti non solo nell’ambito della criminalità organizzata ma anche all’interno della polizia stessa. Ovviamente tutto dovrà essere verificato e confermato. Comunque Claudio Corona ha avuto veramente problemi con la droga tanto da patteggiare una condanna a tre anni per spaccio di stupefacenti. Era l’anno 2013.
Un altro capitolo di questa storia infinita. Potrebbe essere un capitolo fondamentale, perché potrebbe rivelare l’autentico motivo di diciassette anni di bugie, di ambigue dichiarazioni, di depistaggi voluti e conclamati. Potrebbe essere una risposta importante, ad una delle tante domande che sono nate in diciassette anni di indagini. Potrebbe, qui il condizionale è d’obbligo, in questa storia più che altrove.
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