L’Ucoii, alla luce del caso di Saman Abbas, ha deciso di emettere una fatwa “contro contro i matrimoni combinati forzati e l’altrettanto tribale usanza dell’infibulazione femminile”.
L’Ucoii, Unione delle Comunità e Organizzazioni Islamiche in Italia, che gestisce nel territorio circa 80 moschee e 300 luoghi di culto non ufficiali, ha deciso di emettere una fatwa contro i matrimoni combinati forzati e l’infibulazione femminile. La decisione arriva in seguito al giallo della scomparsa di Saman Abbas, giovane pakistana scomparsa nel nulla da Novellara, nel Reggiano, circa un mese fa.
Gli inquirenti ipotizzano che sia stata uccisa dai suoi stessi familiari per aver rifiutato le nozze combinate dai genitori con un connazionale del Pakistan. La ragazza dopo essersi opposta li aveva denunciati alle autorità, che l’avevano così affidata a una comunità protetta nel bolognese prima della scomparsa. Pochi giorni fa un cugino di Saman Abbas è stato arrestato a Nimes, in Francia, con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere. Le indagini sono ancora in corso.
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Saman Abbas, la nota dell’Ucoii sull’emissione della fatwa
L’Ucoii ha annunciato la fatwa attraverso un comunicato pubblicato sul sito ufficiale, in cui viene sottolineata l’amarezza e la preoccupazione per la drammatica vicenda della 18enne pakistana. Il termine fatwa indica un responso giuridico o una chiarificazione su questioni relative al diritto islamico e alle pratiche di culto. Come reso noto, il presidente Yassine Lafram ha seguito con attenzione fin dall’inizio gli sviluppi del caso.
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“Fortunatamente sono episodi che non hanno estensione e frequenza importanti – viene specificato nella nota – ma sappiamo che all’interno di alcune comunità etniche persistono ancora situazioni e comportamenti lesivi dei diritti delle persone”. Come si legge, l’Ucoii, rigettando qualsiasi speculazione politica, ha annunciato per questo motivo che per rafforzare la sensibilizzazione e aumentare la prevenzione verrà emessa “una fatwa contro i matrimoni combinati forzati e l’altrettanto tribale usanza dell’infibulazione femminile”, in quanto “pratiche prive di alcuna giustificazione religiosa”.