La pandemia da Covid-19 ha immobilizzato per quasi più di un anno gran parte delle attività globali. A farne le spese sono stati soprattutto i lavoratori: secondo l’Onu oltre 100 milioni di questi vesserebbe in povertà. Forse la ripresa arriverà nel 2030.
L’Onu parla di una regressione di ben 5 anni rispetto ai passi in avanti fatti per la lotta alla povertà, uno dei volti più crudi nel risvolto di questa pandemia. La continuità della crisi ha provocato non solo un peggioramento delle condizioni lavorative, ma ha anche provocato una forte proiezione verso la povertà. L’Organizzazione delle Nazioni Unite ha difatti riportato un dato molto preoccupante: molte famiglie vivono in fatti con una cifra che spesso non raggiunge i 3,20 dollari a persona al giorno.
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Il dato non è altro che il risultato di un abbassamento della condizioni lavorative, in termini di qualità – ma anche di una riduzione delle ore e di una diminuzione delle posizioni lavorative di qualità. Come riporta Rai News, l’Ilo (Organizzazione internazionale per il Lavoro) prefigura un ritorno alle condizioni pre-Covid-19 non prima del 2023. La stessa organizzazione spiega che gli obiettivi per uno sviluppo sostenibile entro il 2030 si stanno così allontanando.
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Il rapporto presentato dalle Nazioni Unite parla di una perdita globale di 75 milioni di posti nel 2021. Il direttore generale dell’Ilo, Guy Rider ha spiegato che “non si tratta soltanto una crisi sanitaria, ma anche un crisi occupazionale e umana.” Rimane quasi incontrastabile quindi la necessità di avviare una ricerca di una soluzione, ormai globale, e di ambire alla ripresa e alla creazione dei posti di lavoro, con politiche inclusive e di sviluppo. Per il 2022 i dati presentati prospettano un dato negativo e allarmante – 205 milioni di lavoratori saranno disoccupati, anche se già alcuni lavoratori devono fare i conti ogni giorno con una diminuzione delle ore lavorative. Molte posizioni lavorative a tempo pieno hanno subito una forte riduzione generale dell’occupazione, ricadendo così soprattutto sui salari, sempre più bassi.