Le Iene raccontano di un virus che annienta i salmoni, si sviluppa negli allevamenti intensivi e ne causa il collasso degli organi.
Le Iene raccontano l’inchiesta sul virus che colpisce salmoni e molti altri esemplari di pesci selvatici. L’allarme è scattato dalle coste pacifiche del Canada: il virus, il Piscine orthoreovirus (PVR), sta infettando numerosissimi pesci causandone il collasso degli organi interni. Fegato e reni sono i primi a cedere.
Il programma condotto da Ilary Blasy e Nicola Savino in onda domani martedì 1 giugno ore 21.20 su Italia Uno, racconta di questo virus nato dai salmoni di allevamento che ora è riscontrabile anche nei salmoni selvatici e la causa è l’uomo. Questo avviene a causa delle gabbie galleggianti presenti in mare aperto che, involontariamente, favoriscono la proliferazione di parassiti e la diffusione del virus. Questo non porta ad altro che effetti catastrofici per gli ecosistemi.
Questo è ciò che sottolinea uno studio pubblicato dalla rivista Science Advances e portato avanti grazie alla sinergia tra la Università of British Columbia, Strategic Salmon Health Initiative (SSHI), FIsheries and Oceans Canada (DFO), Genome British Columbia e Pacific Salmon Foundation. La ricerca parte dagli allevamenti dei salmoni in Norvegia e dimostra come la presenza del virus sia più distruttiva negli allevamenti della Columbia britannica.
Viene evidenziato come la principale vittima del PVR sia proprio il salmone reale selvatico quando è vicino alle zone dove viene realizzata l’acquacoltura, lo conferma il virologo Gideon Mordecai, ricercatore della University of British Columbia.
Le conseguenze del trasferimento, nell’ambito della zootecnica, di stock ittici da una parte all’altra del mondo “non devono sorprendere”, afferma Paola Beraldo, esperta di parassitologia e malattie parassitarie all’Università degli Studi di Udine. “Non deve sorprendere il passaggio di virus e batteri da animali domestici a animali selvatici, o viceversa” – chiarisce Beraldo – “soprattutto nel caso di biomasse molto concentrate, che favoriscono la capacità di riprodursi dei patogeni. Non sempre noi umani sembriamo considerare le conseguenze delle nostre azioni“.
Le Iene spiegano come riconoscere un buon salmone da uno di cattiva di qualità
Il professor Giovanni Ballerini, professore universitario esperto di qualità alimentari, ha dato dei consigli su come distinguere un salmone che arriva da un allevamento intensivo da un salmone che arriva da un allevamento distensivo.
Un consiglio è poggiare un dito sul salmone facendo pressione, se il filetto di pesce ritorna al suo stato originale allora potremo dire che è di buona qualità, se invece rimane il “buco” del nostro dito allora probabilmente sarà stato cresciuto in un allevamento intensivo.
Un altro indizio per capire se il salmone che andremo a mangiare è di buona qualità è guardare le striature di grasso, se sono spesse significa che è stato allevato “all’ingrasso” e non ha avuto la possibilità di muoversi liberamente come farebbe un pesce selvatico.
L’appello di Greta Thunberg: “Se non cambiamo, siamo fo**uti”
“If we don’t change, we are f***ed” (Se non cambiamo, siamo fo**uti): un messaggio forte e chiaro lanciato da Greta Thunberg nel un breve video intitolato “For Nature” e che ad oggi ha già superato un milione di visualizzazioni. In questo cortometraggio la ragazza simbolo del movimento ambientalista Fridays for Future, parla di crisi climatica, crisi ecologica e crisi sanitaria, e della loro interconnessione.
Le condizioni in cui gli animali sono tenuti negli stabilimenti e nei wet market – dove la fauna selvatica viene esposta viva e poi macellata direttamente sul posto – forniscono un ambiente fertile per la trasmissione dei patogeni. Il rischio di trasmissione del virus all’uomo è legato al contatto con la saliva, il sangue, l’urina, il muco, le feci o altri fluidi corporei di un animale selvatico infetto.
Il modo in cui ci procuriamo il cibo sta lentamente, ma incessantemente, devastando il Pianeta: la distruzione delle foreste porta alla scomparsa degli habitat della maggior parte degli animali e delle piante. La conseguenza è la perdita della biodiversità, il che rappresenta la condizione ideale per la diffusione di malattie. A questo si aggiunge l’estinzione di innumerevoli specie animali e vegetali, per mano dell’unica specie che ha preso il totale dominio del Pianeta: l’essere umano. La ragazza però conclude che questo processo è reversibile, e che possiamo cambiare le nostre abitudini per salvare le prossime generazioni.