Da Letta a Salvini, dalla Meloni alla pentastellata Taverna, tutto il mondo della politica insorge contro la scarcerazione di Giovanni Brusca
Dopo 25 anni di reclusione nel carcere romano di Rebibbia, con un anticipo di 45 giorni rispetto alla scadenza della pena per buona condotta, l’ex boss della mafia Giovanni Brusca, oggi 64 enne, è un uomo libero anche se per i prossimi 4 anni, come da prescrizione della Corte d’Appello di Milano, sarà sottoposto al regime della libertà vigilata. Fedelissimo del Capo dei capi di Cosa nostra, Totò Riina, tra i più sanguinari killer dell’ala corleonese della mafia, Giovanni Brusca è l’uomo che azionò il pulsante del telecomando che fece detonare il tritolo per la strage di Capaci; fece inoltre rapire e strangolare il 13enne Giuseppe Di Matteo, figlio del collaboratore di giustizia Santino, per poi scioglierne il corpo nell’acido citrico, l’atto più esecrando della sua “onorata” carriera criminale.
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Ebbene, la sua scarcerazione per una volta ha messo d’accordo tutti i partiti politici, da sinistra a destra: “La liberazione di Brusca è un pugno nello stomaco. Tutti gli italiani si sono chiesti come sia possibile”: così il segretario del Pd, Enrico Letta. “Per soggetti come questi l’ergastolo con lavoro obbligatorio in carcere è il minimo – ha commentato Matteo Salvini, leader della Lega- è una schifezza, cambiare legge”. Di “orrore” ha parlato la leader di FdI Giorgia Meloni: “Solo le vittime, in Italia, scontano una pena senza fine”. “Insulto alla memoria di chi è caduto per difendere lo Stato”, ha rincarato la dose Paola Taverna del M5S. “Questa non è giustizia giusta”, ha tuonato Antonio Tajani, vicepresidente e coordinatore unico di Forza Italia.
Anche Tina Montinaro, vedova di Antonio Montinaro, il caposcorta di Giovanni Falcone, non è riuscita a nascondere la rabbia e la disapprovazione per la scarcerazione di Brusca: “Sono indignata, sono veramente indignata. Lo Stato ci rema contro. Noi dopo 29 anni non conosciamo ancora la verità sulle stragi e Giovanni Brusca, l’uomo che ha distrutto la mia famiglia, è libero. Questo Stato ci rema contro. Io adesso cosa racconterò al mio nipotino? Che l’uomo che ha ucciso il nonno gira liberamente?”
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“È una notizia che sicuramente non mi fa piacere. È un’offesa per le persone che sono morte in quella strage. Secondo me dovevano buttare via le chiavi”. Sono queste le parole con le quali Giuseppe Costanza, autista del giudice Giovanni Falcone scampato alla strage di Capaci solo perché Falcone in quel fatidico giorno volle guidare l’auto blindata, ha commentato la scarcerazione per fine pena dell’ex boss Giovanni Brusca. Costanza ha poi aggiunto: “Sono trascorsi 29 anni da quel giorno, ma né Falcone né la moglie né i ragazzi della scorta potranno mai ritornare in vita. Che Paese è il nostro? Chi si macchia di stragi del genere per me non deve più uscire dalla galera“.
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