Phaim Bhuiyan, dopo aver conquistato il Nastro d’Argento come Miglior Commedia, il David e il Globo d’oro come regista esordiente, con il suo Bangla è riuscito a raccontare Roma sotto un diverso punto di vista.
La Roma periferica che ama essere multietnica, tramite il Premio Mario Verdone al Festival del Cinema Europeo. Carlo Verdone leggerà la motivazione del suo ennesimo riconoscimento all’autore e regista figlio di due immigrati bengalesi.
Nasce e cresce a Roma, acquisendone la leggerezza e l’originalità, l’umorismo puro che contraddistingue i romani. La pellicola Bangla viene premiata come Miglior Film anche nella rassegna curata da Nanni Moretti.
Quest’ultima è stata molto esigente e selettiva, infatti il dibattito sul film Bangla è stato uno dei più concitati, i quali hanno tenuto sulle spine il giovane regista bengalese.
Il regista ha cominciato come regista di videoclip musicale, per diversi rapper di periferia, subito dopo ha collaborato con Zalab in una piccola produzione dove c’era da effettuare una serie di documentari.
Schegge di Za, tramite la direzione artistica di Andrea Segre, è riuscito ad affrontare la tematica dell’integrazione e dell’immigrazione, nel suo piccolo è riuscito a raccontare tutte le generazioni degli immigrati.
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Da questo momento in poi il regista comincerà a studiare seriamente il cinema presentando una tesi la quale verrà utilizzata per la serie tv Yoroi. Subito dopo parteciperà ad un programma tv su Rai2 “Nemo, nessuno escluso”.
Nel programma televisivo avrà modo di parlare degli amori nati tra le seconde generazioni degli immigrati, dopo il suo servizio diverse case di produzione gli proporranno diversi lavori, tra cui anche Fandango.
Tramite Emanuele Scaringi realizzerà un piccolo film sul tema trattateo ne programma, per poi scrivere un film con Vanessa Picciarelli, la sua docente all’Istituto Europeo di Design.
Inizialmente la sua pellicola doveva intitolarsi “Joss mama”, in lingua bengalese significava “bella zio”, la direttrice e produttrice di TimVision ha proposto un altro titolo, “Bangla”, in questo modo ha reso la pellicola più immediata e soprattutto riconoscibile.
Quando il regista ha girato il suo primo film, aveva 22 anni, i suoi dubbi erano incentrati sul fatto di dover fare una gavetta pienz zeppa di cortometraggi prima di arrivare ai lungometraggi.
Subito dopo ci fu la difficoltà nella preproduzione, ovvero trovare degli attori non professionisti che riuscissero a rappresentare la comunità bengalese in maniera naturale e spontanea.
Fortunatamente il regista riuscì a preparare tutto prima che cominciasse le riprese, in questo modo è riuscito a concentrarsi solo sul set, quando era in scena aveva bisogno di qualcuno che facesse la sua voce per continuare a dirigere il film.
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L’autoironia del film è il suo punto di forza, nonostante tutto la comunità bengalese ha apprezzato la pellicola e soprattutto che uno di loro sia riuscito a diventare regista in Italia.
Il suo film ha partecipato anche al Dacca Film Festival in Bangladesh dove è stato ringraziato per il modo in cui ha mostrato come le prime e le seconde generazioni di bengalesi vivono in Italia, e soprattutto perché gli immigrati che tornano nei loro paesi non parlano mai delle loro condizioni precarie in Italia.
Per riuscire ad ottimizzare i tempi e soprattutto le riprese, il regista ha tagliato delle scene per poi rielaborarle, il film in totale ha avuto bisogno di 4 settimane per essere girato e montato, una sfida superata con il massimo dei voti.
Il quartiere di Torpignattara è molto legato al mondo del regista, infatti ha voluto mostrare una Roma diversa dal solito. La periferia non viene spesso raccontata con toni ironici, prevalgono sempre i toni più duri, drammatici e soprattutto criminali.
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Dopo l’attacco terroristico al Bataclan, il quartiere di Torpignattara venne preso di mira da alcune dicerie che lo indicavano come un quartiere pericoloso, tramite il suo film il regista ha voluto dare una visione diversa a tutto il suo mondo.
La pellicola riuscì ad incassare 260.000 euro, uscendo a metà Maggio nel 2019 durante il Festival di Cannes, dopo circa 4 mesi il film è anche stato trasmesso in prima serata su Rai1.
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La famiglia del regista si è sempre complimentata per i traguardi raggiunti, ma cerca tenere i piedi ben saldi a terra, ma si ritiene preoccupata per il futuro del regista. Dopo il successo del film, nella famiglia del regista parlare di amore è sempre stato un tabù, ma a quanto pare i suoi traguardi sono riusciti a sciogliere la situazione famigliare.
Attualmente il giovane talento bengalese sta lavorando con Fandango a due diversi progetti, i quali riguardano una cittaà del sud Italia, in questo caso avremo dei toni più seri e drammatici.
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