La Champions League sarà di nuovo una prerogativa britannica. Tuchel sfida Guardiola per la coppa più prestigiosa
City-Chelsea, dove vederla
City-Chelsea, dove vederla
City-Chelsea, dove vederla – L’ultimo atto sarà riservato ancora una volta alla perfida Albione, ma la sfida tra Manchester City e Chelsea secondo i pronostici sembra più aperta rispetto alla finale del 2019 tra Liverpool e Tottenham, una partita vinta abbastanza agevolmente dai Reds. Impossibile non leggere la sfida dal punto di vista dei suoi allenatori. Questa sera da una parte ci sarà Pep Guardiola, allenatore che a questi livelli ha tutto da perdere, dopo le due finali vinte con il Barcellona e le difficoltà riscontrate in Europa negli ultimi anni. Dall’altra un Thomas Tuchel che in passato ha avuto modo in Germania di confrontarsi con il maestro di calcio catalano, ideatore del Tiki Taka, ma che di fatto sarà già nei libri di storia per aver raggiunto la finale di Champions League per due anni di fila con due squadre diverse. Dopo la finale persa con il Psg e l’esonero nella prima parte dell’anno, il tecnico tedesco ha ora la grande occasione di rifarsi. Per il Chelsea in sé sarà la terza finale con un allenatore che è subentrato a stagione in corso, una statistica interessante, ma non inattesa, se si guarda a come Tuchel abbia saputo rivitalizzare la squadra dopo un periodo molto negativo con la pur storica bandiera Frankie Lampard. Dalla nona posizione in Premier League l’allenatore ex Psg ha riportato i Blues al quarto posto, garantendo loro a ogni modo la partecipazione alla prossima edizione del torneo continentale, poi ha battuto per ben due volte il City, un dettaglio di cui tener conto e del quale Zinedine Zidane ha già fatto le spese in semifinale. Questa sera saranno però solo novanta minuti a decidere la trionfatrice della massima competizione europea, una finale tutta britannica ma che mantiene al tempo stesso tutto il suo fascino della tradizione (diretta tv dalle 21 su Canale 5 in chiaro, Sky Sport 1 e Sky Sport 251 per chi avesse l’abbonamento). Dietro entrambi i club ci sono ricchi proprietari come Roman Abramovich e lo sceicco Mansour, con il City che è chiamato a vincere anche in Europa dopo cinque anni da record in patria, e il Chelsea che invece può tentare il colpo, una vera e propria outsider che ha saputo con suoi diavoli blu mettere in difficoltà con temibili ripartenze qualsiasi avversaria abbiano incontrato fino a questo momento, anche grazie a un pizzico di azzurro che colorerà questa finale, con la presenza di Jorginho in campo, e per merito dell’instancabile campione del mondo Kanté, compagno di reparto dell’italo.brasiliano. «Abbiamo dimostrato di aver ridotto il gap, soprattutto in campo, al momento dei fatti. I rigori non sono un’eventualità piacevole, ma ci faremo trovare pronti». Queste le parole di Tuchel alla vigilia, che hanno risposto alla falsa modestia di Guardiola: «Qualcosa di incredibile essere qui. So già cosa dire ai miei, il come vorremo giocare, cosa fare e cosa non fare, pronti a soffrire anche nei momenti difficili. Non mi considero favorito, mi dispiace più che altro per la necessità di dover escludere qualcuno dalla lista dei titolari. Hanno lavorato tutti benissimo, per questo secondo me è l’aspetto peggiore del lavoro di un allenatore». Occorre quindi essere concentrati, ma anche non farsi prendere dalle emozioni e seguire il proprio copione di gioco. In attacco quello del Chelsea è più comune, con Mount, Pulisic e Ziyech che si appoggiano alla punta centrale Werner, che comunque non ha entusiasmato per i soli 12 gol a stagione, nonostante il suo ruolo. Più difficile da leggere e contrastare la manovra del City, che si affida a due esterni d’attacco veloci come Mahrez e Foden, mentre un centrocampista di talento come De Bruyne si ritrova nel ruolo di trequartista avanzato, spesso come falso nove, nel tentativo della squadra di favorire il belga nelle sue conclusioni letali. Un gioco quindi di ripartenze, possesso e velocità, che non dovrebbe consentire un ritmo troppo blando, a meno di lunghe fasi di studio dettate dallo stato psicologico per una finale.
Così in campo
Guardiola e Tuchel avranno a disposizione tutti i loro uomini, senza squalificati o infortunati, perciò le scelte saranno puramente tattiche, avendo quindi un peso molto rilevante sull’esito dell’incontro. Dopo quel rischiossissimo cambio di modulo che lo scorso anno cosò l’eliminazione conto il Lione, l’allenatore catalano questa volta congelerà il 4-3-3 tradizionale con Ederson in porta, portiere che ha già ammesso di non temere di dover battere un rigore decisivo dopo i supplementari, visto anche quanto accaduto nella finale di Europa League tra Manchester United e Villareal. In difesa Cancelo, Ruben Dias, Stones e Walker, che saranno in buona parte aiutati e coperti dalla mediana formata da Gundogan, Rodri e Bernardo Silva. Mahrez e Foden cercheranno di aprire il muro blu, ma spetterà poi a De Bruyne riuscire a sfruttare gli spazi giusti con qualche giocata degna di lui. Tuchel senza paura manterrà invece i tre difensori Rudiger, Thiago Silva e Christensen davanti al portiere Mendy, ma con i tornanti esterni Chilwell e Azpilicueta. In mediana i due motori della squadra giù citati, Kanté e Jorginho, in attacco Mount e forse il favorito sulla concorrenza Havertz, che dovrebbe dare supporto alla manovra offensiva partendo da destra, cercando di mettere Werner nelle condizioni migliori per far gol. Comunque vada, sarà di nuovo una squadra britannica a vincere la massima competizione europea, un gap non di poco conto dal colmare per Italia e Spagna, che nelle ultime 19 edizioni hanno potuto assistere in finale solo a un derby a testa, quello tra Milan e Juventus nel 2003 e l’altro, più recentemente, tra Atletico e Real Madrid, in quel caso derby della stessa città. Non è un caso che anche economicamente la Premier League valga quanto Liga e Serie A insieme. A ogni modo, comunque vada questa sera, sarà Ferguson a rimanere l’ultimo allenatore britannico ad aver vinto la Champions, perché tra il City e il Chelsea, la prossima finale potrà ulteriormente consacrare Guardiola, con un trionfo storico per il Manchester, oppure rivendicare la finale persa lo scorso anno iscrivendo Tuchel tra i maestri del calcio europeo, un club del quale Guardiola fa già parte, ma tutt’altro che consolazione dopo dieci anni che il tecnico catalano non raggiunge un appuntamento sportivo così importante, per la sua carriera stessa e per la sua attuale squadra, mai arrivata a un simile traguardo fino a questo momento.
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