La Germania ammette ufficialmente: “In Namibia fu genocidio”

La Germania fa i conti con il proprio passato di potenza colonialista riconoscendo ufficialmente che “in Namibia fu genocidio”

(Getty Images)

Se la Turchia ancora non riconosce il genocidio perpetrato ai danni del popolo armeno durante gli ultimi spasmi dell’ex Impero Ottomano, almeno la Germania ammette per la prima volta di essersi macchiata di “genocidio” per le atrocità commesse ai danni delle popolazioni degli Herero e dei Namas, in Namibia, durante il periodo coloniale, tra il 1884 e il 1915. Secondo gli storici, furono sterminate 65.000 delle 85.000 persone della comunità Herero e almeno 10.000 delle 20.000  di quella dei Nama.

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Qualificheremo ufficialmente questi eventi per quello che sono: genocidio“, ha annunciato il Ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, accogliendo la conclusione di un accordo con la Namibia dopo sei anni di negoziati. “Il riconoscimento della colpa e la nostra richiesta di scuse sono un passo importante per accettare questi crimini e definire il futuro insieme. Chiederemo perdono alla Namibia“, ha promesso il responsabile della diplomazia tedesca.

La Germania ammette: “In Namibia fu genocidio”. 1.1 miliardi di euro per la ricostruzione e lo sviluppo

Non solo il riconoscimento del genocidio e le scuse ufficiali ma anche un impegno concreto: la Germania infatti finanzierà la ricostruzione e lo sviluppo della Namibia con un programma da 1.1 miliardi di euro in 30 anni. “Come gesto per il riconoscimento delle sofferenze enormi inflitte alle vittime vogliamo sostenere la Namibia e i discendenti delle vittime con un programma significativo di 1.1 miliardi di euro per la ricostruzione e lo sviluppo – ha reso noto il Ministro degli Esteri, Heiko Maas – Sono felice che sia stato possibile raggiungere un accordo con la Namibia su come affrontare insieme il capitolo più buio della nostra storia comune“.

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Tuttavia, l’accordo deve essere ancora firmato e non è un particolare trascurabile visto che i due gruppi etnici namibiani in questione lo hanno più volte bollato come parte della campagna propagandistica del governo tedesco.

 

 

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