Il Savoy Ballroom, perché è così importante ricordarlo? Semplicemente perché non è stato un locale come gli altri.
Accendete il vostro computer, come fate abitualmente tutti i giorni per lavoro, studio o semplice divertimento e troverete sulla home page di Google un doodle interattivo, dove ciascuno di voi potrà misurare il proprio talento musicale a ritmo di swing. Sullo sfondo vi è il disegno che richiama un locale, una sala da ballo, non un locale, non una sala da ballo qualsiasi, ma un locale entrato nella storia e non solo della musica. Il suo nome? Savoy Ballroom.
Ti potrebbe interessare >>> Ddl Zan, cos’è e cosa prevede la legge contro l’omofobia
Il Savoy Ballroom è stata una sala da ballo nata nel quartiere di Harlem, durante gli anni ’20 e per oltre trent’anni è stata il simbolo della cosiddetta Harlem Renaissance. Con il passare degli anni è divenuta il luogo principe dell’affermazione della cultura afroamericana, soprattutto in campo musicale. Per l’esattezza il locale fu inaugurato il 12 marzo 1926 ed è rimasto aperto per ben trentadue anni, fino alla sua chiusura definitiva avvenuta nell’ottobre del 1958. Di lì a poco quello storico locale da ballo fu demolito.
Una targa per non dimenticare la sala da ballo
Il 26 maggio 2012 fu apposta una targa commemorativa proprio all’angolo fra la 140th e la 141st Street a New York, dove sorgeva la sala da ballo. Questo per non dimenticare un locale che ha avuto una valenza simbolica che è andata ben oltre il fatto che si stesse affermando la cultura afroamericana in ambito musicale. In quella sala, in quei trent’anni, si è andati molto oltre.
Il Savoy Ballroom, la musica che unisce
Il Savoy Ballroom s’impose come uno dei primi locali dell’epoca a ospitare non solo clienti neri e caraibici ma anche bianchi. Tutti insieme a ballare, in un ambiente dove le scalinate di marmo e pavimenti in mogano e acero, volevano richiamare lo splendore ed il lusso del Savoy Hotel di Londra. Migliaia di ballerini, con un diverso colore di pelle ma con un’identica passione, si scatenavano a suon di jazz, swing e jive. Tutti insieme.
Ti potrebbe interessare >>> La morte di Charley Pride, prima stella nera del Paese: ucciso dal Covid
Le più grandi voci nere della storia della musica hanno calpestato le tavole di quel palcoscenico. Nomi e personalità enormi come Chick Webb, Count Basie ed Ella Fitzgerald. Per oltre trent’anni il Savoy Ballroom è stato tutto fuorché una normale sala da ballo. Fortunatamente ce lo ha ricordato Google. Una sala da ballo dove la musica univa persone di colore e culture diverse, che non sentivano certo la necessità di un ddl Zan.