Ambiente: Si tinge di scuro la vicenda che vede come protagonista l’azienda Wte srl, nel bresciano, per aver commesso gravissimi reati ambientali, ancora di più dopo la rivelazione delle intercettazioni che lascerebbero con non poco sgomento qualsiasi consumatore. A riportarle il Corriere della Sera.
150 mila tonnellate erano state riversate nei campi degli agricoltori, dal gennaio 2018 al 6 agosto 2019.Quest’ultimi molte volte non erano consci che quelle sostanze potessero essere inquinanti. Come è stato accertato dalla Procura, con il lavoro del consulente e di Arpa, si trattava di fanghi tossici. La Wte comunicava agli agricoltori che si trattava solo di scarti agroalimentari – in realtà la verità era ben diversa, i rifiuti erano altamente inquinanti. Come hanno rivelato le intercettazioni, Antonio Maria Carucci, al libro paga della Wte dice al telefono “Sono un mentitore!”, ridendo e continua “finirò all’inferno” – Ottavia Ferri, dipendente della Wte replica a sua volta “Lo facciamo per il bene dell’azienda!”.
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Nelle intercettazioni esce ancor di più un comportamento non solo anti-etico ma quasi spacciato, tanto che durante una conversazione, lo stesso Carucci dice: “Io ogni tanto ci penso eh… Chissà il bambino che mangia la pannocchia di mais cresciuta sui fanghi… Io sono stato consapevolmente un delinquente” – frasi che si commentano da sole. L’azienda dell’amministratore delegato Giuseppe Giustacchini, era già stata al centro di denunce nel 2011 e la provincia aveva più volte evidenziato come le lavorazioni dei fanghi venissero fatte in modo illegale. I fanghi superavano infatti i limiti di Zinco, idrocarburi, stagno, nichel, arsenico e quant’altro. Poi l’inchiesta del 2018 che aveva messo in risalto le attività illecite dell’azienda – secondo l’accusa infatti i fanghi venivano lavorati non a norma di legge, operazione che assicurava alla Wte risparmi e profitti e che permetteva di recuperare la materia prima con offerte ai privati e alle società pubbliche a prezzi bassissimi.
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L’inchiesta ha portato alla luce anche la fitta rete di relazioni che la Wte sfruttava per operare nel settore – grazie anche all’apporto e al sostegno di molti funzionari pubblici. Le sostanze inquinanti sono state riversate nel bresciano, ma anche a Mantova, Milano, Pavia, Lodi, Varese, Verona, Cremona, Novara, Vercelli, Piacenza e Como. Il giudice ha disposto il sequestro di 12,36 milioni di euro, riconducibili ai profitti ricavati durante lo smaltimento inquinante per l’ambiente. I cittadini avevano anche in passato denunciato i forti odori dovuti alla smaltimento.