Arrestato in Brasile Rocco Morabito, boss appartenente a una delle più potenti ‘ndrine della Locride e tra i latitanti italiani più pericolosi. Nel 2019 era riuscito a fuggire dal carcere di Montevideo, in Uruguay, mentre era in attesa dell’estradizione in Italia.
Rocco Morabito, noto boss della ‘Ndrangheta, è stato trovato e arrestato in un albergo di Joao Pessoa, in Brasile. L’operazione è stata eseguita in modalità congiunta dai carabinieri del Ros e dal Servizio di cooperazione internazionale di polizia, con la collaborazione di Dea, Fbi e Dipartimento di giustizia Usa. Il boss era stato inserito nell’elenco dei dieci latitanti più pericolosi del Viminale.
Nel dettaglio, in ordine di importanza, era il numero 2 della lista dopo Matteo Messina Denaro. Morabito si nascondeva da due anni: nel 2017, dopo oltre vent’anni di latitanza, era stato arrestato in Uruguay ma nel 2019 era poi riuscito a evadere dal carcere di Montevideo, dove si trovava in attesa di essere estradato in Italia. Adesso insieme a lui è finito in manette anche Vincenzo Pasquino, un altro dei latitanti più ricercati.
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Chi è Rocco Morabito, il boss arrestato in Brasile
Morabito è originario di Africo, in Reggio Calabria, e ha 54 anni. Appartenente a una delle più potenti ‘ndrine della Locride, è ritenuto uno degli esponenti apicali della criminalità organizzata calabrese ma la sua attività è arrivata fino a Milano. In Sudamerica, dove ha latitato per oltre vent’anni, era diventato un punto di riferimento dei cartelli del narcotraffico. Il boss è destinatario di più sentenze di condanna sia per reati associativi di stampo mafioso che in materia di traffico di stupefacenti: in Italia deve scontare 30 anni di reclusione.
In Calabria Rocco Morabito è soprannominato ‘U Tamungà, presumibilmente per via del grosso fuoristrada militare Dkw Munga, considerato pressoché indistruttibile, con cui scorrazzava per la Locride. In Sud America avrebbe vissuto sotto la falsa identità di Francisco Antonio Capeletto Souza, imprenditore brasiliano d’origine, mettendo su una redditizia attività di import-export parallelamente a una coltivazione intensiva di soia.
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Nel settembre del 2017 era stato arrestato in Uruguay, dove viveva in una villa con piscina, una Mercedes, numerosi cellulari, oltre dieci carte di credito e un passaporto brasiliano. Insieme ad altri tre detenuti era riuscito a evadere a poche settimane dal ritorno in Italia, dopo l’autorizzazione per l’estradizione. Adesso dopo due anni di ricerche è stato nuovamente stanato attraverso un’operazione congiunta internazionale.