Il mistero legato all’origine del Covid-19 si infittisce sempre di più. La Cina chiede la fine delle “teorie del complotto” ma il Wall Street Journal, citando un report dell’intelligence americana, torna ad infiammare il dibattito sull’origine del virus.
A riportare il fatto che i tre virologi erano “gravemente malati” già nel novembre del 2029, è il Wall Street Journal – che cita un rapporto dell’intelligence americana. I tre virologi, scrive il quotidiano, erano stati ricoverati e hanno avuto bisogno delle cure. L’ipotesi alla quale si fa riferimento riguarderebbe, secondo l’informativa dell’intelligence, l’ammalarsi di diversi membri di un laboratorio dove i ricercatori studiavano i coronavirus e altri agenti patogeni –“con sintomi coerenti sia con covid-19 che con malattie stagionali comuni”, scrive il Wall Street Journal. In molti hanno però diversi dubi su questa teoria, alludendo al fatto che le prove non sarebbero così solide.
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Lo stesso quotidiano riporta come le indagini avrebbero bisogno di ulteriori approfondimenti. Secondo l’articolo non è quindi remota l’ipotesi che la pandemia possa essere figlia di un virus “fuggito” da un laboratorio. Tesi che non respinge nemmeno lo stesso immunologo americano Anthony Fauci, intervistato dall’Agi – in quel caso aveva ricordato come sia necessario svolgere ulteriori indagini ma in modo oggettivo e indipendente.
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Le tesi si rincorrono ma la reale origine sembra ancora un miraggio. Tante le variabili, così come la necessità di fare chiarezza. L’Oms intanto discuterà proprio l’origine del virus presso l’organo decisionale. C’è da chiarire il fatto che molti virologi, come scrive Rai News, citano il mese di novembre del 2019 come probabile inizio della diffusione del virus a Wuhan mentre la Cina sostiene fortemente che il primo caso sia stato registrato l’8 dicembre del 2019 – inoltre da Pechino arrivano continue smentite sulla possibile fuga del virus da un laboratorio. La Cina chiede difatti uno stop, delle tesi, descritte da Pechino come complottiste, da parte degli Usa. A farlo è il ministro degli Esteri cinese Zhao Lijian durante una conferenza sull’articolo pubblicato dal Wall Street Journal.