Chi sono i killer di Don Giuseppe Diana? Giuseppe Quadrano era un collaboratore di giustizia ed è stato ascoltato sull’omicidio di suo cugino, dichiarando che il postino di San Cipriano d’Aversa era una bravissima persona.
Giuseppe Quadrano dichiarò che il postino era una brava persona e non aveva mai avuto a che fare con il clan dei Casalesi, l’unica sua sfortuna era quella di avere come parente il cugino ecco perché lo uccisero.
L’uomo aveva lo stesso nome del postino di San Cipriano d’Aversa, e fu proprio lui ad uccidere il sacerdote. Il collaboratore intervenne nel corso del processo, dove si stabilì la verità sull’omicidio dell’uomo di 43 anni che faceva il portalettere e venne ucciso il 7 Luglio del 1996 nei pressi di un bar a San Cipriano.
L’omicidio rimane impunito per ben 22 anni, quando poi furono condannati Nicola Panaro, Sebastiano Panaro e Francesco Schiavone “Cicciarello”.
Il portalettere venne ucciso solo perché era colpevole di non esser sottostato agli ordini del clan dei Casalesi, il quale gli chiedeva di convincere suo cugino, il sacerdote, a ritrattare sulla collaborazione con la giustizia.
Nonostante le violente insistenze del clan, l’uomo si rifiutò in prima linea, a quanto pare Francesco Schiavone “Sandokan” fu il mandante dell’omicidio.
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Don Giuseppe Diana, il suo killer venne condannato per altri crimini rimasti impuniti
Il caso venne riaperto tramite le indagini della DDA di Napoli, Nicola Panaro ha ricostruito l’accaduto, infatti diventò sin da subito un collaboratore di giustizia, dichiarando di essere uno degli esecutori principali del delitto.
Fu proprio lui a ricostruire il ruolo dei vari mandanti dell’omicidio, infatti secondo le sue dichiarazioni Francesco Schiavone e suo cugino Cicciariello sono stati i mandanti.
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Mentre l’azione fu eseguita da Nicola Panaro, il complice Sebastiano Panaro, e Oreste Caterino, il quale è morto qualche anno fa. La vittima Quadrano fu sorpresa all’esterno del bar, furono Caterino e Nicola Panaro a freddarlo.
L’esecutore Panaro dichiarò che fu proprio lui ad uccidere la vittima con l’unica intenzione di colpire i parenti dei collaboratori di giustizia, allo scopo di far ritrattare tutti non fornendo più informazioni alla polizia.