L’iceberg più grande del mondo si è staccato dall’Antartide: la lastra di ghiaccio è grande quanto il Molise e a darne notizia è stata l’Agenzia spaziale europea, grazie alle immagini satellitari.
Quello che è successo nel Mare di Weddell, parte dell’Oceano Antartico, sembra essere la rappresentazione ideale per capire quanto i cambiamenti climatici influiscano sull’ecosistema e sulla sua stabilità climatica. La lastra di ghiaccio è la più grande a viaggiare sugli oceani, grande più dell’isola di Maiorca. Come riporta l’Ansa, l’iceberg è stato chiamato A-76 e misura 170 chilometri, con una larghezza di 25 e un’area di 4.320 chilometri quadrati. A riprendere i fotogrammi del distacco è stata l’Agenzia spaziale europea (Esa) nel corso della missione Copernicus Sentinel-1, la foto è poi stata pubblicata sul sito dell’Agenzia spaziale.
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La nota dell’Esa annuncia come la lastra di ghiaccio sia più grande persino dell’iceberg A-23A, che misura circa 3880 kmq, anch’essa galleggiante nel Mare di Weddell. Questo è l’ennesimo episodio di distacco di grosse lastre di ghiaccio dall’Antartide – come nel caso dell’iceberg A-74, grande, come fa notare il Corriere della Sera, quanto la città di Los Angeles. In alcuni casi questi grossi iceberg sono diventati una minaccia per alcune isole abitate da pinguini e altre specie, l’impatto infatti sarebbe in molti casi devastante. Eventi rari che potrebbero avere gravi conseguenze.
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Diversamente raro è invece l’impatto dello scioglimento dei ghiacciai sull’innalzamento dei mari. Sono infatti diversi i ricercatori che negli ultimi anni hanno espresso preoccupazione nei confronti delle condizioni dei ghiacciai. L’aumento negli ultimi decenni, in modo sproporzionato delle quantità di Co2 emesse nell’atmosfera, ha sicuramente contribuito ad impattare in modo negativo sugli equilibri ambientali. Le recenti decisioni in tema di transizione ecologica, non fanno che riflettere sul fatto che la necessità di accelerare diventa ogni giorno sempre più impellente. Molti sono i nodi da sciogliere, soprattutto per i Paesi più industrializzati e sulla conversione ecologica ma, come dimostrano gli eventi avversi, la cooperazione internazionale, se trasparente, rimane l’ultima ancora.