Il conflitto israelo-palestinese sembra lasciare la propria connotazione verso una vera e propria guerra. Il numero dei morti cresce, così come i razzi lanciati nella notte che sono ripresi questa mattina. Israele intanto prepara l’invasione e pensa all’invio dell’esercito.
Continuano le violenze e i razzi hanno illuminato ancora la notte in Medio Oriente. Hamas continua a lanciare missili, risponde Israele e i palestinesi piangono le vite spezzate di 17 bambini. Le vittime all’interno dello scenario di guerra sono circa 90 di cui 7 israeliani. A fare le spese nel ciclone del conflitto sono soprattutto i civili. Una tregua sembra improbabile, come il dialogo tra le due fazioni pronte a combattere via terra. Israele ha rifiutato la proposta di tregua da parte di una delegazione di negoziatori egiziani giunti a Tel Aviv, come riportato da Rai News citando l’emittente al-Arabiya.
Il rischio che il conflitto possa ampliarsi anche via terra non è ormai una teoria remota. Israele ha infatti spostato al confine della Striscia di Gaza le truppe, al momento ferme ma pronte ad intervenire dopo le “varie fasi di preparazione” – la conferma, come spiega Rai News è arrivata dal portavoce delle forze armate Jonathan Conricus, che ha confermato come l’esercito si stia preparando sotto un quartier generale, con le autorità pronte a fornire “indicazioni”. Il piano potrebbe convergere in una operazione via terra, possibilità ancora lontana ma non di certo remota. L’intero piano e la decisione per l’invasione di Gaza passerà prima dallo Stato Maggiore delle forze armate israeliane (Idf) e infine dal governo centrale. Lo stesso premier Benjamin Netanyahu ha convalidato l’ampliamento delle operazioni militari lungo la striscia di Gaza per eliminare “simboli del potere di Hamas”. Rai News ricostruisce anche come affermato dalla tv pubblica israeliana l’esercito abbia richiamato anche settemila militari in congedo tra le unità aeronautiche, dell’iron dome e dell’intelligence.
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I bilancio dei morti cresce soprattutto nella Striscia di Gaza. Il numero delle vittime ha superato quota ottanta, diversi sono i bambini, minori e donne. In Cisgiordania durante gli scontri diversi palestinesi sono rimasti feriti e a Gerusalemme 51 persone sono state trasportate in ospedale. Hamas annuncia di esser pronta a intensificare il lancio di missili se le Israele non cesserà le violenze, dichiarando di aver utilizzato “solo una piccola parte” delle risorse militari a disposizione.
I lanci di missili sono stati intensificati e le sirene suonano anche a Tel Aviv, dopo che Hamas aveva lanciato altri raggi intercettati dal sistema Iron Dome israeliano. In dubbio anche il traffico aereo su Israele dopo le rivendicazioni dei lanci da parte di Hamas – i missili partiti dalla Striscia di Gaza scrive Rai News sono 1369, tra l’altro il Movimento Islamico di Resistenza afferma di avere un nuovo modello di missili con una gittata fino a 220 chilometri. Dei razzi lanciati da Gaza 240 hanno raggiunto le terre di Israele e colpito abitazioni o sono caduti in mare, il resto è stato intercettato sui cieli dal sistema di difesa.
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In risposta lo Stato di Israele ha colpito 600 strutture militari sulla striscia di Gaza. Nelle prime ore di oggi sono ripresi i tentativi di lancio di razzi da parte di Hamas verso Sderot. “Chiunque a Gaza impugna un’arma è per noi passibile di morte” ha dichiarato il portavoce delle forze armate israeliane Hedai Zilberman. Al momento il cessate il fuoco non rientra nelle decisioni dei vertici israeliani, a dimostrarlo sono anche le affermazioni dei militari. Intanto ad Haifa un gruppo di arabi ha dato fuoco a diverse auto e ad un edificio dove 60 persone sono rimaste intossicate.
Il segretario di Stato americano Blinken ha affermato tramite un tweet di aver parlato con Abu Mazen, presidente dell’Autorità Palestinese, chiedendo di “Fermare lancio missili su Israele”, esprimendo anche le proprie condoglianze per la perdita delle vite, aggiungendo poi, come descritto nel tweet che: “Israeliani e palestinesi meritano allo stesso modo libertà, dignità, sicurezza e prosperità”.
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Domani il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si riunirà dopo la richiesta di Norvegia, Tunisia e Cina. Si discuterà dell’attuale situazione conflittuale tra Israele e Palestina. L’UNICEF ha affermato l’emergenza e che il prezzo pagato dai bambini è troppo alto: l’organizzazione stima difatti che 15 bambini sono rimasti uccisi uccisi e 98 sono stati feriti, tra le vittime anche un bambino israeliano. In una nota l’Unicef conferma come “La situazione è a un pericoloso punto critico. Il livello di violenza e il suo impatto sui bambini è devastante. Siamo sull’orlo di una guerra su larga scala. In ogni guerra, i bambini – tutti i bambini – soffrono per primi e soffrono di più”. La dichiarazione del Direttore generale dell’UNICEF Henrietta Fore ha espresso la necessità di fermare le violenze, proteggendo tutti i diritti civili e rispettando gli obblighi dettati dal “diritto internazionale umanitario e i diritti umani.”
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