Il regista americano Woody Allen, ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa su Rai 3 racconta di sé e del suo ultimo film “Rifkin’s Festival” appena uscito nelle sale cinematografiche.
Woody Allen, ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa su Rai 3, ha detto la sua sulla televisione: “La televisione ha fatto grandi passi da quando girai “Io e Annie”, la situazione della televisione non era proprio ottima in quel periodo, addirittura anche il nostro governo diceva che la tv pubblica era “una desolazione”. Poi negli anni a venire la televisione, negli Stati Uniti d’America è cresciuta moltissimo, è migliorata.
Io non la guardo, ma non per motivi specifici: di solito esco la sera a cena e quando ritorno a casa è tardi quindi magari guardo un po’ di sport, qualche inning di baseball, magari la finale del campionato di basket o il telegiornale e poi vado a dormire. Purtroppo non sto alzato molto la sera perché mi si stancano gli occhi”.
Woody Allen e il nuovo film 2021: “Il film è una serie di omaggi, è dedicato proprio ai grandi cineasti europei”
Il regista in collegamento ha parlato del suo ultimo film Rifkin’s Festival in sala in questi giorni. Il film è girato nella località turistica sul Golfo di Biscaglia, nella regione montuosa spagnola dei Paesi Baschi, famosa per le spiagge delimitate da un pittoresco lungomare.
Allen racconta: “Mi sono divertito tantissimo nel fare questo film. Ho lavorato in collaborazione con Vittorio Storaro, meraviglioso direttore della fotografia, e ci siamo divertiti tantissimo nel ricreare alcune situazioni stilistiche e scene che risalgono alle opere dei grandi Maestri europei. Il film è una serie di omaggi, è dedicato proprio ai grandi cineasti europei, che hanno avuto un’influenza incredibile sul meglio della cinematografia americana….. Non faccio mai nessuna prova, né prima né dopo, neanche a livello di suono. Voglio che tutto sia spontaneo, “in diretta”, e se qualcosa non va bene, o magari si sente il suono di un clacson, il motore di un aereo che passa mentre giriamo la scena li lascio, perché do molto valore alla spontaneità del momento invece di cercare di essere perfezionista e poi perdere qualcosa.”.
Woody e il cliché dell’intellettuale: “Non lo sono per niente. Mi hanno anche buttato fuori da scuola”
“Non lo sono per niente, anzi. Tutti mi prendono per un intellettuale perché porto questi occhiali. E proprio perché li porto la gente in genere pensa che io mi sia fatto fuori gli occhi a furia di leggere. In realtà non mi sono consumato la vista leggendo, semplicemente l’ho fatto guardando le partite di baseball, di basket, andando al cinema, non sono un intellettuale, e non lo sono mai stato. Anzi, mi hanno buttato fuori da scuola, marinavo sempre e prendevo brutti voti, non mi interessava tanto, e non ho mai letto tanto. Diciamo che probabilmente so abbastanza cose intellettuali per riuscire a portare fuori una signora intellettuale che mi piace. Ecco questo è l’unico motivo per cui ho imparato qualcosa nella vita: per poter uscire a cena con le donne che mi sembravano affascinanti”, confessa il regista.
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Che tempo che fa: Woody Allen e il suo rapporto con la morte
“Mi prendono sempre in giro tutti, mi dicono “tu continui ad andare in farmacia e prendi una marea di pillole” e quindi ho risposto che chissenefrega di quello che mi succede dopo che muoio, a condizione che sia vicino a una farmacia. Allora mi chiedono che tipo di eredità voglio lasciare, altri registi e artisti con cui ho parlato mi dicono che lasciarsi qualcosa alle spalle è molto importante, a me non interessa. Una volta morto chissenefrega di quello che succede, non mi è di nessun conforto che 5 o 50 anni dopo la mia morte ci siano ancora persone che vadano a vedere i miei film. Non vuol dire proprio niente, voglio che i film vengano visti adesso, quando escono, mi fa piacere pensare che gli spettatori si divertano, cerco di fare i migliori film possibile, una volta morto che vadano a vedere i film di qualcun altro che è vivo”.
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