Un bagno di sangue nella favela di Rio de Janeiro. La polizia è accusata per aver ucciso 25 sospettati disarmati: l’Onu dichiara di essere “profondamente turbata” ma la polizia si difende affermando che si trattava di “criminali”. Il sospetto è quello di una vendetta sanguinaria.
Il raid e le uccisioni da parte della polizia hanno avuto luogo nella favela di Jacarezinho, una delle più grandi, la seconda baraccopoli per grandezza di Rio de Janeiro e una delle più pericolose e violente del territorio – roccaforte del cartello di Comando Vermelho, il cosiddetto “Commando rosso”, una delle organizzazioni criminali più organizzate e sanguinarie del Brasile.
Il raid effettuato dalla polizia è una delle più violente storicamente avvenute in Brasile. 25 persone sono state uccise, tra questi un poliziotto ferito alla testa. Feriti anche due passeggeri della metropolitana, come riporta il Corriere della Sera. Netta la reazione dell’Alto Commissario dell’Organizzazione delle Nazioni Unite: la stima fatta riguarda il numero di arresti a seguito del raid, solo 3 ricercati sono stati infatti arrestati – gli altri sono stati “giustiziati” o sono rimasti feriti, a testimonianza del violento impatto dell’operazione. Il Corriere della Sera dichiara che secondo le testimonianze, in una foto si notano dei poliziotti che porta via un cadavere avvolto da un lenzuolo bianco, azione volta a cancellare le prove. Alcuni politici brasiliani all’opposizione chiedono che sia aperta una indagine giudiziaria, così come l’Alto Commissario Onu per i diritti umani.
Raid Rio de Janeiro: l’operazione e le posizioni
Amnesty International ha commentato l’operazione come “il più grande massacro mai compiuto dagli agenti di polizia nella città di Rio de Janeiro” – “La Corte suprema federale brasiliana ha sospeso le operazioni di polizia negli slum di Rio de Janeiro il 5 giugno 2020, ma il governatore di Rio ha sistematicamente omesso di conformarsi a tale decisione e le operazioni non si sono fermate. “Inaccettabile” dice l’organizzazione, che continuino le gravi violenze e violazioni dei diritti umani contro gli abitanti spesso in situazioni di povertà.
La polizia nega invece l’intenzionalità nel compiere il massacro per vendetta. “Non agiamo per emozione. È stata un’operazione molto ben pianificata [..] I criminali reclutavano i figli dei lavoratori e proibivano loro persino il diritto di avere relazioni sentimentali” ha affermato il commissario Rodrigo Oliveira.
Tace sulla questione Bolsonaro – ma arriva la dura reazione dell’ex presidente del Brasile Lula da Silva che ha dichiarato come “Un’operazione con decine di morti non si può qualificare come un’operazione di sicurezza pubblica. È la dimostrazione dell’assenza di un governo che offra istruzione e lavoro, causa di una grande quantità di violenza”.