L’oro di Scampia: la vera storia della fiction tv con protagonista Beppe Fiorello.
In questo terribile anno a mezzo funestato dalla pandemia di Covid – 19 abbiamo sentito spesso parlare di eroi. I medici, gli infermieri e tutti coloro che hanno offerto se stessi e la loro professionalità per coloro che avevano bisogno, qualunque fosse il bisogno. Quotidianamente la nostra vita ci mette di fronte a questi eroi, eroi della vita di tutti i giorni, della nostra vita.
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Persone che rischiano di essere uccise perché rifiutano di pagare il pizzo alla mafia, o persone che si adoperano per togliere manovalanza alla camorra. Persone come Gianni Maddaloni, la cui vita ed il proprio coraggio sono stati fonte d’ispirazione per la fiction televisiva “L’oro di Scampia”, diretta da Marco Pontecorvo, che vede Beppe Fiorello come protagonista nei panni di Enzo Capuano, la cui storia trae origine dalla vita di Gianni Maddaloni.
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Gianni Maddaloni ha portato la luce dove c’era soltanto buio. Quella luce l’ha regalata ai suoi bambini. Ha fatto comprendere loro che vi può essere un’altra vita, un’altra Scampia, un’altra Napoli. Per i ragazzi della sua palestra lui è “o ‘mae’, il maestro, un maestro di sport, ma soprattutto un maestro di vita.
Il judo come sport ma soprattutto come regola di vita, dove si inizia sempre con un inchino, in segno di rispetto verso l’avversario. Lui ha cresciuto Suo figlio con questo pane e Suo figlio Pino ha Vinto la Medaglia d’Oro a Sidney, diventando poi CT della Nazionale Italiana di Judo.
“Ho avuto paura che cinematograficamente l’anima ruvida del maestro Maddaloni lo rendesse scontroso, antipatico. Ma se non fossi partito da lì avrei fatto un santino, finto. E invece mi sentivo in dovere di raccontare la verità, anche se i protagonisti hanno un nome diverso. Io sono per non smettere di ricordare che la mafia e la camorra esistono “, spiega l’attore siciliano.
“Bisogna dire sempre la verità, ma non credo che il cinema possa fermarsi all ‘indignazione o alla risata scema. E le emozioni, dove le mettiamo? Che modelli diamo se raccontiamo solo martiri? Riflettore prima che sia tardi. Gianni non è tipo da celebrazioni. ”
“Dopo l ‘oro” fabbricato “in una palestra di Miano dov’ è nato Pino, stavamo per costruire una palestra in una zona vicina, limitrofa a Scampia, ma altri avevano messo gli occhi su quel terreno. Pino aveva paura per me, diceva : “Papà, qui non ci vogliono, ti ammazzano, andiamo via” Voleva accettare l’offerta di palestra ricca, vicino al Vomero. Tutto intorno c ‘erano belle case, tranquillità. Non l’ ho voluta. Avrei tradito la mia gente. Io non volevo fare il maestro di judo, volevo regalare speranza.
Sono nato ai margini, i bambini con cui giocavo sono finiti in carcere o sono morti. Se non avessi avuto i valori dati dalla famiglia, un lavoro come parasanitario al Policlinico e un maestro come Enrico Bubani, che mi ha insegnato lo spirito del judo e delle sue regole, sarei finito come quei ragazzi. E invece sono maestro di judo e padre di un campione olimpico. Sono stato fortunato e ora metto le cose che ho imparato al servizio di chi ha più bisogno “.
In questo caso si può parlare, finalmente, una Rai in grado di offrire un prodotto di qualità, che può e deve riflettere.
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