Un giovane studente di Fano si è incatenato a un banco per protestare contro l’imposizione della mascherina ed è stato sottoposto al Tso: all’origine del suo comportamento ci sarebbe la manipolazione di un conoscente.
Una scuola di Fano, in provincia di Pesaro e Urbino, è entrata nella bufera per le conseguenze a cui è andato incontro uno studente di 18 anni che si è rifiutato di indossare la mascherina, incatenandosi per protesta a un banco della sua aula. Ad accendere le polemiche è stato il Trattamento Sanitario Obbligatorio a cui il giovane è stato sottoposto.
Dopo due ore di trattative con il 118 e le forze dell’ordine, contattate dalla preside dell’istituto scolastico, il 18enne è apparso irremovibile ed è stato prelevato per essere trasferito in ospedale. Nella struttura si sarebbe poi scagliato contro il personale sanitario, costringendo i medici al ricovero nel reparto psichiatrico sotto Tso, quel tipo di trattamento che viene attivato per le cure mediche contro la volontà del paziente in caso di alterazioni psichiche.
“Il nostro primo intento è stato quello di svolgere un compito educativo facendo riflettere il ragazzo”, ha commentato la dirigente scolastica, secondo la quale tutti hanno il diritto di manifestare la propria libertà di pensiero senza però mancare di rispetto agli altri. Tuttavia in molti, tra studenti e insegnanti, hanno ritenuto eccessivo il provvedimento in ospedale.
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Studente rifiuta la mascherina e scatta il Tso: si sarebbe fatto manipolare
Uno degli insegnanti dello studente sottoposto al Trattamento Sanitario Obbligatorio ha spiegato che prima di quel momento il giovane si era sempre comportato bene con i compagni di classe. Da quanto emerso sembrerebbe che si sia fatto manipolare da un suo conoscente. A confermarlo sarebbe stata anche una dottoressa del reparto psichiatrico.
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Il manipolatore sarebbe un “costituzionalista” di circa 50 anni presente davanti all’istituto scolastico, come riferito dalla preside. L’uomo avrebbe plagiato lo studente per mesi, fino a spingerlo alla clamorosa protesta in aula per salvaguardare le proprie libertà personali. Secondo quanto raccontato dalla dirigente scolastica, durante la trattativa con il 118 e le forze dell’ordine il ragazzo lo avrebbe anche chiamato in viva voce.