Esattamente 45 anni fa centinaia di Comuni del Friuli Venezia Giulia tremarono: un violento terremoto lì colpì causando la morte di quasi mille persone e decine di migliaia di sfollati. Per la ricostruzione furono necessari dieci anni.
Intorno alle 21 del 6 maggio 1976 un terremoto devastante colpì violentemente il Friuli Venezia Giulia, mettendo in ginocchio in particolare l’area compresa tra Udine e Pordenone. L’epicentro fu nei pressi di Osoppo e Gemona del Friuli. Il bilancio fu terribile: 989 persone morirono e circa 80mila restarono senza un tetto. La magnitudo registrata fu di 6.5 della scala Richter e la scossa fu avvertita in gran parte dell’Italia centro-settentrionale.
Complessivamente furono 137 i Comuni colpiti dal terremoto, di cui circa 40 rasi al suolo: quel giorno la vita di circa 600mila cittadini cambiò per sempre. Oltre al tragico bilancio di vite perse, gli ingenti danni edilizi del territorio causarono anche un grave impatto sull’economia: circa 15mila persone persero infatti il posto di lavoro. Quello del Friuli è il quinto peggior terremoto che ha colpito l’Italia nel ‘900: nella regione viene ricordato come “l’Orcolat”, ossia “l’orco della Carnia”, che secondo la tradizione del posto è capace di scatenare eventi sismici.
Dopo la violenta scossa la corsa ai soccorsi fu immediata: centinaia di giovani friulani volontari intervennero insieme ai Vigili del Fuoco e agli Alpini della Julia. I sindaci dei Comuni contribuirono a costituire e coordinare vere e proprie squadre di soccorso. Fondamentale anche l’aiuto dell’Esercito, che inviò oltre 14mila soldati per dare supporto morale e materiale alla popolazione.
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Terremoto del Friuli: la rinascita dei territori colpiti e le testimonianze
La ricostruzione delle aree devastate durò per i successivi dieci anni, ma tutto ciò che fu distrutto dal sisma fu rimesso in piedi, senza snaturare nulla di quello che c’era prima del tragico evento. La Regione decise di stanziare 10 miliardi di lire per la ricostruzione, mentre lo Stato si impegnò con uno stanziamento di 200 miliardi lire. I lavori per far rinascere il Friuli Venezia Giulia dopo la tragedia gettarono le basi per lo sviluppo della moderna Protezione civile.
Da quel terremoto devastante sono ormai passati 45 anni, ma il ricordo resta vivo ancora oggi in tutte le persone che vissero la tragedia. Sui social gli hashtag terremoto e friuli hanno raccolto in poco tempo migliaia di messaggi, molti dei quali con vere e proprie testimonianze. “Ricordo benissimo – scrive una donna – Ero piccola, avevo la febbre e mia mamma mi prese con foga dal letto avvolta nelle coperte. Tutta la famiglia era in cortile, al buio e non so quanto restammo lì ad aspettare e osservare la casa e il cielo”.
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“Fui svegliato dal lettino che si muoveva fortissimo, apro gli occhi e il lampadario oscillava forsennato. Mamma!!!!! Ricordo ancora la paura”, si legge in un altro tweet. “45 anni fa mio zio stava facevo il servizio militare – scrive un utente – Andò Friuli per aiutare e ancora ricorda la popolazione stremata e impaurita, ma pronta a affiancarsi a loro nelle macerie”. Questa sera alle 21 tutte le comunità colpite dal terremoto del 6 maggio 1976 suoneranno le campane per ricordare quei tragici momenti e per commemorare tutto coloro che persero la vita.