La situazione attuale vede l’idrogeno blu in testa: i costi ridotti rispetto all’idrogeno verde consolida la situazione di vantaggio ma nel lungo periodo quest’ultimo sorpasserà il primo.
L’idrogeno verde punta a superare l’idrogeno blu nel medi-lungo periodo. La situazione di vantaggio della variane blu è principalmente motivata dai costi – “l’alter ego” blu però si fa avanti e nello scenario delle energie rinnovabili è pronto a spodestare tutti. La stima proviene da uno studio di BloombergNEF che prevede il sorpasso entro il 2030.
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Momentaneamente a costare meno tra tutti i colori dell’idrogeno troviamo quello grigio, estratto dagli idrocarburi con un prezzo di circa 1,50 al Kg. Il costo in questo caso varia al variare di quello dei gas da cui viene estratto. Gli studi di BloombergNEF stimano che questa variante potrebbe lasciare spazio a quello verde entro il 2030 in sedici paesi. Nella nota i ricercatori illustrano come il prezzo dell’idrogeno grigio, rispetto all’ordinaria visione, potrebbe variare al rialzo secondo le stime dell’AIE, soprattutto in Europa dove, scrivono “i prezzi sono diventati più legati ai mercati spot”.
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L’idrogeno blu invece ha un prezzo stimato tra i 2 e i 2,5 euro al kg – alle spalle l’idrogeno verde, il più caro, con un prezzo che varia dai 3,50 ai 5 euro al kg: in questo caso molto dipende e influenza il prezzo il costo dell’elettrolisi, oltre al prezzo dell’elettricità delle pale eoliche e di quello del fotovoltaico. A detta degli studiosi i costi delle energie rinnovabili dovrebbero scendere fino a consentire il sorpasso dopo che l’idrogeno verde costerà meno di quello blu. In questa direzione molte aziende petrolifere stanno muovendo i primi passi per costruire impianti per l’idrogeno blu anche nel Regno Unito, in Olanda e in Germani.