Sono in arrivo oltre due milioni e 100mila dosi di Pfizer previste tra il 5 e il 7 maggio in Italia, che saranno successivamente distribuite alle regioni.
“Oltre due milioni e 100mila dosi di Pfizer previste tra il 5 e il 7 maggio in Italia” è quanto si apprende dalla struttura commissariale per l’emergenza.
Tra ieri e oggi sono stati già distribuiti in generale altri 2,5 milioni circa di vaccini (oltre 2 mnl di Vaxzevria, 270mila di Moderna, 160 di Janssen). Finora sono stati consegnati in tutto oltre 22 milioni e 500mila vaccini, tra Pfizer, Moderna, Vaxzevria (Astrazeneca) e Janssen (Johnson & Johnson).
Tra il 30 aprile e il primo maggio,nello specifico sono state distribuite dall’esercito un totale di 2.123.600 dosi di vaccini ripartite tra 1.721.400 Astrazeneca, 252.200 di Moderna, 150.000 Johnson & Johnson in diverse regioni italiane.
Dopo l’Inghilterra, è la Francia che dal 14 aprile ha allungato i richiami a 42 giorni. In Italia per ora ha deciso di farlo solo la Provincia di Trento a seguire anche Lombardia e Veneto ci stanno pensando. L’Aifa che, di fronte alla richiesta di parere del commissario Figliuolo, ha fatto sapere che, se l’«intervallo otttimale» per la seconda dose per i due vaccini resta di 21 giorni (Pfizer) e 28 giorni (Moderna), qualora «si rendesse necessario dilazionare» il richiamo lo si potrà fare ma senza superare i 42 giorni.
Secondo il coordinatore del Cts Franco Locatelli: «Ci sono dei dati che indicano come è possibile allungare a 42 giorni senza perdere l’efficacia della copertura vaccinale. Questo indubitabilmente consente di incrementare il numero delle persone che possono ricevere la prima dose».
«Questa di ritardare il richiamo potrebbe essere una strategia valida. Per noi addetti ai lavori non è una novità, già l’Oms prevedeva questa possibilità anche rifacendosi ai risultati dei trial clinici in cui i pazienti avevano fatto la seconda dose dopo 42 giorni mantenendo l’efficacia», avverte Roberto Ieraci referente scientifico delle vaccinazioni del Lazio. Che ricorda l’esempio inglese che è stato «illuminante in questo senso, lì addirittura hanno allungato i richiami a 12 settimane. Quindi può essere una soluzione da valutare in base alle disponibilità di vaccino che avremo e se ci sarà magari un nuovo allarme nelle consegne».
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