Benjamin Labatut, è uno scrittore cileno nato a Rotterdam nel 1980, autore di racconti straordinari che riescono ad aprire una porta sulla nascita della scienza moderna.
La trama del suo ultimo libro è una sorta di scissione dai volti della scienza moderna, dove riesce ad incastrare la biografia dei grandi scienziati con la faticosa sintassi dei libri di scienze.
Il suo ultimo lavoro è “Quando abbiamo smesso di capire il mondo” edito da Adelphi, pubblicato a Febbraio 2021, con questo titolo lo scrittore è riuscito a riassumere le voci di tanti cervelloni.
Lo scrittore ci fa capire che tutti abbiamo smesso di capire il mondo, anche gli scienziati, i dotti di laboratori e tutti coloro che prima erano dediti alla scoperta.
Nel suo libro ci sono diversi intrecci tra le teorie degli scienziati con le loro esistenza ambigue, in alcuni casi saranno documentate, mentre in altri saranno solo immaginate. Nei suoi libri, la scienza e la fisica diventano qualcosa di mistico, le quali portano persino alla follia.
Questo porterà all’opposizione di menti desiderose di ordinare il mondo, e leggende che amano scompigliare e mettere tutto in disordine per il solo gusto di farlo.
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Benjamin Labatut, nel suo libro c’è l’opposizione tra scienza e ragione
Il romanzo parla dell’alchimista Johann Konrad Dippel, l’inventore del Blu di Prussia, il quale era un vivisettore che amava la perversione. Ci sarà spazio anche per Shinichi Mochizuki, il matematico giapponese, che risolse una delle più importanti domande nella teorica dei numeri nel 2012 (a+b=c).
Nel suo libro lo scrittore dichiara che forse avrebbe avuto ragione Galileo quando dichiarava che il libro della natura era scritto in lingua matematica, se fosse vero ci sarebbero dei caratteri simili a triangoli, cerchi e numeri.
Quindi significa che la razza umana si sta aggirando inutilmente nel labirinto del mondo dove ignoriamo le leggi della natura e dove non verremo mai a conoscenza della natura nel suo stato più puro.
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Secondo il ragionamento dello scrittore, siamo meno sapienti ma al tempo stesso la nostra inconsapevolezza ci renderà più saggi degli illuminati. Nel suo libro si parla di Grothendieck, il quale sarà uno degli scienziati più deliranti nel romanzo, proprio perché verrà scosso dagli orrori della scienza fatti durante il suo soggiorno in Vietnam, questo lo spingerà a rinnegare la scienza per diventare un mistico.
Pitagora negò la matematica sino ad un attimo prima di morire, ma nel frattempo aveva trasformato la sua dimora in una casa comune, dove regnava l’anarchia e c’erano monaci, libertine e immigrati dal senso offuscato.
Lo scrittore narra anche del premio nobel Fritz Haber, il chimico ebreo che riuscì a ricavare l’azoto dall’aria, impedendo che le tombe dei faraoni venissero saccheggiate per estrarre l’azoto dalle loro ossa.
In questo modo è riuscito a sfamare e fertilizzare delle porzioni di spazio tali da ricoprire tutta la superficie del mondo, evitando carestie e contribuendo alla crescita del pianeta.
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Lui sarà lo stesso chimico che scoprirà l’uso del gas cloro durante la Grande Guerra, dall’aria riuscì a ricavare sia il pane che la morte per gli esseri umani, una sorta di gloria coronata dalla dannazione eterna.
Infine, il racconto si concluderà in un villaggio cileno, dove ci sarà qualcuno che ha smesso di capire il mondo come lo scrittore. Proprio nello stesso modo in cui l’albero muore per sovrabbondanza, oppure come i salmoni che moriranno dopo aver copulato, nello stesso modo l’uomo perirà sotto il peso del progresso imposto a tutti i costi, oltrepassando i limiti imposti dal nostro Dio.