Il caso di Nadia Roccia, uccisa dalle sue amiche. Gelosia, satanismo e follia all’origine della tragedia.
“Muori! Muori! Muori! Accidenti, Anna Maria, questa bastarda di Nadia non vuole morire!”. A riferire ai magistrati queste parole, pronunciate da Mariena, è Anna Maria, la sua complice. «Allora io le ho detto: ” Come, respira ancora? “; e lei: “ Mah, non so… vieni a vedere tu ”. Le aveva messo un piede sul corpo, poi è venuta da me camminandole sopra e ha detto: “ Credo che adesso sia sistemata ”. Quando è finito tutto, siamo uscite a comprare le patatine “.
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Questo è il terribile racconto dell’omicidio di Nadia Roccia rilasciato dalle due imputate dinanzi al giudice per le indagini preliminari. Ma andiamo per ordine, siamo nel 1998, Nadia Roccia è una ragazza di 18 anni di Castelluccio dei Sauri, un paesino pugliese di appena duemila abitanti. Le sue migliori amiche sono le coetanee Anna Maria Botticelli, figlia di un carabiniere in pensione, e Mariena (Maria Filomena) Sica, tutte e tre studentesse modello all’ultimo anno di liceo.
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I rapporti tra le ragazze
Anna Maria e Mariena sono quelle più legate tra loro: la prima, è una bella ragazza dal carattere forte, Mariena, che ha perso il padre quando era piccola, è molto insicura ed è schiacciata dalla personalità di Anna Maria. La quale Anna Maria sostiene che da cinque anni il genitore di Mariena le parli in sogno consigliandole cosa è meglio fare. In questa situazione Nadia non riesce a inserirsi bene a causa del suo spirito indipendente.
Nadia si rende conto che qualcosa sta cambiando i rapporti tra le amiche. Non riesce, però, a capire quale sia la vera causa. Scherzavano sempre insieme ed insieme, poi, ridevano di gusto. Anna Maria inizia addirittura a far circolare nel paesino pugliese, la voce che Nadia si era innamorata di lei e che lei non sopportava più tutte le sue attenzioni. Era soltanto l’inizio di un piano malvagio che avrebbe portato alla morte di Nadia.
Il terribile piano per uccidere Nadia
Il pomeriggio del 14 marzo 1998, Anna Maria invita Nadia a studiare insieme a Mariena nel garage di casa, che aveva risistemato come studio. Come d’accordo, Mariena, che è più robusta, le stringe una sciarpa intorno alla gola, mentre Anna Maria cerca di tenerla ferma. La vittima, dapprima sorpresa, quando capisce le loro intenzioni inizia a dibattersi furiosamente. La terribile agonia dura a lungo, finché Nadia smette di agitarsi e cade a terra.
Una volta sicure che Nadia è proprio morta, le infilano al collo il cappio di una corda, per simulare un’impiccagione. Poi appoggiano sul tavolo una lettera che hanno precedentemente scritto una macchina. Nella lettera vi è scritto che Nadia si è suicidata perché amava Anna Maria senza speranza: ” Cuoricino, con le tue parole, con i tuoi sorrisi e con i tuoi teneri sguardi, ti rendi per me un’amica semplicemente fantastica” .
Il caso di Nadia Roccia. La terribile messinscena
Più tardi le ragazze tornano al garage insieme ai genitori di Nadia, ai quali avevano raccontato che la ragazza si era sentita poco bene. Forzata la porta del garage, vedono il corpo senza vita di Nadia. I magistrati non sono affatto convinti che sia trattato di un suicidio. La lettera era stata battuta a macchina, non vi era quindi modo di accertare con sicurezza che l’avesse scritta Nadia.
I sospetti ricadono sulle due ragazze che erano insieme a lei. Vengono perquisite le loro camerette, dove viene trovato del materiale che rimanda a credenze sataniche. I carabinieri piazzano alcune microspie, attraverso le quali, in seguito, sentono le due ragazze che si accordano per sviare le indagini.
Il caso di Nadia Roccia. Il processo alle due ragazze
Al secondo interrogatorio, più stringente, le ragazze confessano tutto. l processo, nel febbraio del 1999, entrambe le imputate vengono condannate all’ergastolo. Antonino Mirabile sostiene che tra le due assassine esisteva un legame omosessuale, in qualche modo ostacolato dalla terza ragazza. ” Per una sorta di orgoglio paesano, non si è avuta la possibilità di affrontare l’argomento, forse per non creare maggiore dispiacere alle famiglie Sica e Botticelli” .
Nell’aprile del 2003, riconoscendo l’infermità mentale di entrambi il giudice le condanna a 25 anni, ridotti a 21 grazie al patteggiamento. Anna Maria Botticelli fa solo pochi mesi di carcere, perché viene liberata in quanto affetta da sclerosi multipla. La sua famiglia la porta lontano, in un paese del Veneto. Mariena Sica, invece, finisce di scontare la pena nel 2013 dopo una decina di anni in carcere.