Ayrton Senna, 27 anni fa la sua morte alla curva del Tamburello e la nascita di un mito. Lo ricordiamo attraverso le parole di un medico del 118.
Vi sono personaggi che superano tutti gli steccati ideologici e categoriali, non esistono grandi personaggi dello sport, della cultura, dell’arte, della politica o della musica. Esistono soltanto i grandi personaggi. E basta. Grandi personaggi che ti fanno amare qualcosa che per te, prima di loro, non esisteva. Ayrton Senna non è stato un grande pilota di Formula 1, per anni è stato la Formula 1. Oggi sono esattamente 27 anni da quel maledetto 1 maggio 1994.
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27 anni da quell’uscita fuori pista alla curva del Tamburello che ha chiuso la sua vita. Lì è morto il corpo di Ayrton Senna, da lì è iniziato il Mito. In questi anni tanti hanno voluto ricordare quel tragico momento, ognuno scavando tra i propri ricordi e tirando fuori le terribili emozioni ed il dolore lancinante di quella domenica pomeriggio. Ma una voce importante non era mai stata ascoltata fino ad oggi.
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Ayrton Senna 27 anni fa la sua morte. Il ricordo di Giovanni Gordini, allora responsabile del 118
Giovanni Gordini, era all’epoca responsabile del 118 di Bologna. Oggi è direttore della Rianimazione e del Dipartimento di emergenza. Ha 67 anni ed intervistato da La Gazzetta dello Sport , ha raccontato le ultime ore di vita di Ayrton Senna. “Sono arrivato qualche minuto dopo il medico della F1, Sid Watkins . Senna respirava ancora autonomamente ma era entrato in coma “, ricorda Gordini.
“Capimmo tutti subito la gravità della situazione e decidemmo di fare scendere l’elicottero in pista per portarlo all’ospedale Maggiore. Senna era già stato immobilizzato, lo era intubato facendogli una tracheotomia ” . Il racconto si fa sempre più drammatico:” Sull’elicottero continuava a respirare ancora con il ventilatore meccanico polmonare. Il suo cuore ha anche subito un rallentamento del battito ma siamo riusciti a farlo ripartire “.
La morte di Ayrton Senna
Istante dopo istante, la situazione precipita in maniera irreversibile. “Dalle prime immagini abbiamo capito quanto la situazione fosse critica , la conferma l’abbiamo avuta poi con l’elettroencefalogramma : era piatto, il suo cervello non rispondeva agli stimoli elettrici. L’emorragia era troppo grande e ricevendo poco sangue, il cervello di Senna si è spento andando in quello che noi definiamo silenzio elettrico ”. Non si poteva fare di più. Purtroppo.
“Posso assicurarlo, le abbiamo provate tutte, ma non c’è stato nulla da fare. Con la morte celebrale di Senna e dopo che il suo cuore ha smesso di battere, ci siamo trovati di fronte a un altro arduo compito: dare l’annuncio della morte ai tantissimi presenti all’ospedale ”. Un annuncio che nessuno avrebbe mai voluto ascoltare. Per comprendere la statura del personaggio di Ayrton Senna, di quanto fosse amato in Brasile e non solo, possiamo spostarci temporalmente di un paio di mesi da quel triste 1 maggio 1994.
Il Mito eterno di Ayrton Senna
Finale del Campionato Mondiale di Calcio negli Stati Uniti. 17 luglio 1994. Siamo al Rose Bowl di Pasadena dove il Brasile e l’Italia di Arrigo Sacchi si contenderanno il titolo. I giocatori della squadra brasiliana entrano in campo tenendosi per mano. Ciò che univa idealmente quei giocatori con un’intera nazione era il ricordo vivo di Ayrton Senna. Con questo pensiero anche il rigore decisivo tirato in cielo da Roberto Baggio fa molto meno male.