I nove ex terroristi italiani arrestati in Francia su diretta volontà del presidente Emmanuel Macron attenderanno la decisione sull’estrazione in libertà vigilata e non in carcere.
Come reso noto dalla procura di Parigi, alla fine gli ex terroristi italiani arrestati in Francia sono stati tutti scarcerati e rilasciati in libertà vigilata, in attesa della decisione del giudice in merito alla richiesta di estradizione presentata dall’Italia. Adesso per loro scattano alcuni obblighi da rispettare, tra cui quello della firma o quello di presentarsi due volte alla settimana alle forze dell’ordine.
Per ciascuno il giudice ha stabilito diversi gradi di restrizioni, tenendo conto anche dell’età e delle condizioni di salute. Gli ex terroristi rossi devono scontare condanne di vario tipo, tra cui anche l’ergastolo, per omicidi e reati di sangue commessi tra gli anni Settanta e Ottanta. Complessivamente gli imputati sono nove: sette sono stati arrestati giovedì 28 aprile durante l’operazione disposta dall’Eliseo, due si sono invece costituiti dopo un tentativo di fuga.
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I soggetti fermati sono Enzo Calvitti, Giovanni Alimonti, Roberta Cappelli, Marina Petrella e Sergio Tornaghi, tutti ex membri delle Brigate Rosse, Giorgio Pietrostefani di Lotta Continua, Narciso Manenti dei Nuclei Armati contro il Potere territoriale, Luigi Bergamin dei Proletari Armati per il Comunismo e Raffaele Ventura, non appartenente a un gruppo particolare. Un altro ex terrorista delle Br, Maurizio di Marzio, è invece ancora a piede libero ed è attualmente ricercato.
Il processo giudiziario per l’estradizione prenderà il via il prossimo mercoledì presso la Chambre de l’Instruction, tuttavia potrebbe richiedere anche diversi anni, come preannunciato dall’Eliseo. Tutti gli ex terroristi fermati avrebbero già dichiarato alla procura di non accettare l’estradizione.
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Se, come probabile, la magistratura dovesse ritenere adeguati tutti i presupposti per l’attuazione del provvedimento, allora inizieranno i singoli processi che valuteranno caso per caso. Gli imputati, dopo la sentenza, avranno poi la possibilità di ricorrere prima alla Cassazione e successivamente al Consiglio di Stato. I tempi dell’iter dovrebbero essere per questo motivo particolarmente lunghi.
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