Secondo la conclusione della perizia medica disposta dalla magistratura, la morte di Diego Armando Maradona sarebbe potuta essere scongiurata: adesso i suoi medici rischiano l’imputazione per omicidio colposo.
Il 25 novembre dello scorso anno Diego Armando Maradona moriva nella sua abitazione in Argentina a causa di un arresto cardiocircolatorio. A distanza di cinque mesi emerge una verità sconcertante: il Pibe de Oro sarebbe potuto essere salvato se i medici avessero agito nelle modalità che la grave situazione richiedeva. A stabilirlo è il risultato della perizia medica disposta dai giudici che hanno avviato le indagini sul decesso.
Secondo quanto reso noto dal giornale di Buenos Aires Pagina 12, le accuse della magistratura sono orientate verso il neurochirurgo Leopoldo Luque e la psichiatra Agustina Cosachov, che coordinavano gli infermieri e che rischierebbero da 8 a 25 anni di carcere qualora dovesse essere decretato l’omicidio colposo.
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Come spiegato nella relazione finale della commissione nominata dai giudici, l’equipe medica incaricata di occuparsi di Maradona ha sottovalutato i segnali emersi dal suo stato di salute. Nonostante pochi giorni prima della sua morte una delle persone che accudiva l’ex campione del mondo argentino avesse avvisato del significativo rigonfiamento degli occhi, indice di ritenzione idrica dovuta all’insufficienza cardiaca, i medici non avrebbero agito nelle modalità adeguate.
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Secondo la perizia, il decesso, ritenuto evitabile, si è verificato a causa della loro negligenza. La magistratura punta perciò il dito sull’equipe medica, che avrebbe omesso i pericoli a cui andava incontro il Pibe de Oro. Inoltre gli è stato somministrato un farmaco controindicato per i pazienti con disturbi cardiaci. Nella relazione viene evidenziato anche che dopo il delicato intervento alla testa, Diego Armando Maradona sarebbe dovuto essere trasportato in un luogo appropriato e non nella sua casa di Tigre, in cui non era presente neanche un defibrillatore per un’eventuale emergenza cardiaca.
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