Il Presidente della Uefa Aleksander Ceferin non esclude sanzioni contro i club secessionisti della Superlega. Intanto Florentino Perez, Presidente designato della Superlega, insiste: “Il progetto esiste, è solo in stand by”
Prende sempre più quota il partito di chi reclama sanzioni esemplari contro i 12 club “secessionisti” che hanno dato vita alla Superlega, format abortito nello spazio di 48 ore dopo la levata di scudi delle istituzioni europee, la netta contrarietà di tutti i principali esponenti politici mondo europei, la minaccia di una legge ad hoc per farla naufragare da parte del Premier britannico Boris Johnson e soprattutto le proteste dei tifosi. Agli 11 club italiani che hanno formalmente chiesto alla Lega di Serie A di sanzionare Juventus, Milan e Inter, i club italiani tra i soci fondatori della Superlega, si è aggiunto Aleksander Ceferin, Presidente della Uefa, anche se con un distinguo: “I sei club inglesi (Arsenal, Chelsea, Liverpool, Manchester City, Manchester United e Tottenham) dovrebbero essere trattati con più indulgenza perché sono stati i primi a cambiare idea”.
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Non altrettanto accomodante, il numero 1 del calcio europeo, nell’intervista concessa al quotidiano britannico “The Mail”, verso Real Madrid, Barcellona e Juventus che sono, quindi, a rischio sanzioni: “Per me ci sono tre gruppi in questi 12 club: i sei inglesi, che sono usciti per primi, poi l’Inter, l’Atletico Madrid e il Milan e poi quelli che pensano che esista ancora. Vi è una grande differenza ma tutte sono saranno ritenute responsabili. In che modo, lo vedremo”.
Obiettivo principale della stoccata del Presidente della Uefa è Florentino Perez, numero 1 dei blancos e Presidente designato della Superlega, che, nell’intervista a “Cadena Ser”, non solo non si è dato per vinto ma ha addirittura rilanciato: “Da tre anni lavoriamo a questo progetto e forse non siamo riusciti a spiegarlo bene. Il format della Champions è obsoleto, è interessante solo dai quarti. Non funziona. Non ho mai visto una tale aggressività da parte del Presidente Uefa. Minacce e insulti come se avessimo ucciso qualcuno. La partita non è chiusa: i 12 club fondatori hanno firmato un patto vincolante. Il progetto esiste, è in stand by. Siamo tutti uniti“.
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Recita il mea culpa, invece, JP Morgan, la banca d’affari statunitense partner finanziario dei 12 club fondatori della Superlega cui avrebbe garantito un bonus d’entrata di circa 260 milioni ciascuno che in realtà, secondo il “Financial Times”, sarebbe stato un prestito a lungo termine, 23 anni, al tasso del 2-3% per finanziare i loro investimenti infrastrutturali: “Abbiamo evidentemente valutato male l’impatto che poteva avere questo accordo sull’intera comunità calcistica e l’influenza che avrebbe potuto avere nel futuro. Impareremo da questo”.
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