Il ministro della Salute Roberto Speranza firma l’ordinanza che vieta l’ingresso nel nostro Paese a chi proviene dall’India.
La variante indiana
A preoccupare è la nuova variante indiana che ha provocato un milione di contagi in tre giorni nel paese asiatico.
L’Italia corre ai ripari e si aggiunge, alla lista di Paesi (dal Canada alla Gran Bretagna, dall’Iran al Kuwait e ultima anche la Germania) che in queste ultime ore ha prescritto una stretta sui collegamenti aerei proprio per limitare la circolazione della variante indiana.
Speranza: “vietato l’ingresso in Italia a chi negli ultimi 14 giorni è stato in India
«Ho firmato una nuova ordinanza che vieta l’ingresso in Italia a chi negli ultimi 14 giorni è stato in India. I residenti in Italia potranno rientrare con tampone in partenza e all’arrivo e conobbligo di quarantena» queste le parole del Ministro alla Salute Roberto Speranza.
Tampone e quarantena
In Italia la variante indiana è stata segnalata per la prima volta il 10 marzo a Firenze.
Oltre al divieto di ingresso, l’ordinanza prescrive che chi sia stato in India negli ultimi 14 giorni si trovi già nel nostro Paese debba “sottoporsi a tampone contattando i dipartimenti di prevenzione”. “I nostri scienziati sono al lavoro per studiare la nuova variante indiana. Non possiamo abbassare la guardia. Venerdì è stato il giorno record per casi a livello mondiale con 893.000 positivi di cui 346.000 proprio in India”.
I casi della variante indiana in Svizzera e Belgio
In Svizzera è stato recentemente isolato il primo caso della variante in un passeggero in transito in un aeroporto svizzero. E anche il Belgio è in allerta dopo che una ventina di specializzandi indiani in infermieristica sono risultati positivi alla variante: il gruppo era arrivato all’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi il 12 aprile dove si erano sottoposti al test rapido (risultato negativo) e poi si sono trasferiti nelle città belghe di Aalst e Leuven dove hanno iniziato a manifestare i primi sintomi.
Ti potrebbe interessare anche –> Nuovo decreto Covid: cosa si può fare e cosa no da lunedì 26 aprile