Condannato l’ex calciatore Christian Manfredini: non versa gli alimenti alla figlia Camille. “Io per lui non esisto, sono stata un errore”
L’ex calciatore Christian Manfredini, cresciuto nelle giovanili della Juve e con un passato in varie squadre di Serie A tra cui Lazio, Chievo e Fiorentina, attualmente allenatore di team giovanili, è stato condannato a due mesi di reclusione per il mancato versamento degli alimenti alla figlia Camille: una nuova condanna dopo quella a 8 mesi del 2018. Questo è l’arido resoconto giudiziario di una vicenda in cui in gioco c’è molto di più del vile denaro: i sentimenti di Camille, 26 anni, una figlia che si sente rifiutata e non amata da un padre che non l’ha mai considerata tale:
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“Io per lui non esisto. Non abbiamo ricordi insieme, non si è mai preoccupato di me. Mai una telefonata, nemmeno al compleanno, nemmeno per la laurea. Non sono mai stata considerata come una figlia ed è un peso che mi porterò per sempre”.
Condannato l’ex calciatore Christian Manfredini. “Per lui sono stata un errore”
Eppure, come tutte le bambine che non si rassegnano all’assenza o all’anaffettività dei loro padri, Camille, da piccola, sperava in un ripensamento: “Speravo che tornasse sui suoi passi. Mamma mi accompagnava agli allenamenti nella speranza che lui si decidesse ad incontrarmi”. Ma non è stato così. “Mi ha bloccata sui social, su WhatsApp. Qualche volta lo vedo in televisione. Ci sono persone che mi dicono che essere figlia di un calciatore è una fortuna, per me è stato un dramma. Per lui sono stata un errore che avrebbe potuto rovinargli la carriera”.
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Camille è il frutto della breve relazione della madre con Manfredini quando quest’ultimo giocava a Torino, in Serie A. Una figlia che l’ex calciatore non ha mai voluto riconoscere. “Con lucidità e consapevolezza ha dichiarato di non aver mai avuto alcun interesse ad avere un rapporto umano con la ragazza”, ha precisato l’avvocato di parte civile Alessandro Dimauro. “Si è sostanzialmente disegnato come se fosse morto, per questo ho chiesto una provvisionale con un danno morale pari a quello che si chiede in caso di perdita di un congiunto”.