Per la prima volta parla la donna che ha perso la famiglia nell’incidente provocato da Beppe Grillo. Intanto spunta un “selfie incriminante” per il figlio Ciro
Continua a far discuter il video di Beppe Grillo in difesa del figlio Ciro accusato, insieme a tre coetanei, dello stupro di una studentessa italo-svedese: dopo il botta e risposta tra la madre del ragazzo, e moglie del garante del M5S, e l’ex Ministra Maria Elena Boschi, a prendere la parola, per la prima volta, è stata Cristina Pozzi, la donna che nel 1981 ha perso tutta la famiglia nell’incidente automobilistico provocato da Grillo. “Arrestate me invece che mio figlio Ciro“, ha provocatoriamente chiosato nel suddetto video il comico genovese nel tentativo di salvare dalla galera il rampollo.
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Ebbene, Cristina Pozzi lo prende in parola e lo sfida invitandolo a scontare finalmente la condanna che gli è stata irrogata: “La cattiveria del Grillo uomo – ha spiegato al quotidiano “Il Giornale” – che ha distrutto la mia infanzia e la mia gioventù ora non mi fanno più paura. Beppe Grillo ha ucciso la mia famiglia: era il 21 Dicembre 1981, io ero rimasta a casa a giocare ma mio padre Renzo, mia madre Rossana e il mio fratellino Francesco non li ho mai più rivisti. Erano a bordo della jeep Chevrolet di Grillo: lui si è salvato, la mia famiglia è morta per colpa sua. Da Grillo neanche una parola, una scusa: niente. Non venne neanche ai funerali a Genova. Non ha scontato neanche un giorno di galera. Adesso chiede di essere arrestato al posto del figlio? Bene: è ora che paghi la sua condanna“.
La vicenda è tristemente nota: all’apice del successo Grillo si fece ospitare dall’amico di infanzia Renzo Giberti, 45 anni, e dalla moglie Rossana Quartapelle, 35 anni, nel loro cottage di montagna a Limone Piemonte per poi, dopo un pranzo, insistere per raggiungere i 3000 metri di quota con la sua nuova jeep. E fu proprio durante quell’escursione in auto che si verificò l’incidente dal quale si salvò solo Grillo aprendo la portiera e lanciandosi sulla strada mentre l’auto precipitò in un burrone. La condanna fu di “un anno e due mesi di reclusione con sospensione della patente di guida per eguale periodo di tempo”, pena poi condonata in quanto era incensurato.
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Intanto oggi spunta un nuovo elemento nell’indagine del presunto stupro in Costa Smeralda: il ritrovamento da parte degli investigatori di una foto nel cellulare di Ciro Grillo, un selfie considerato “particolarmente incriminante” per il giovane. Un elemento che potrebbe aver avuto un peso nella decisione del fondatore del Movimento 5 Stelle di entrare a gamba tesa con il video in difesa del figlio nel momento in cui i pm sono vicini a chiudere le indagini e quindi a chiederne il rinvio a giudizio insieme ai suoi 3 amici.
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