George Floyd, o giurati di Minneapolis hanno raggiunto l’unanimità, l’agente Chauvin è ritenuto responsabile di tutti i capi d’imputazione.
Adesso rischia 40 anni di carcere, il video del suo ginocchio per nove minuti sul collo dell’afroamericano aveva aperto delle ferite mai sanate in America.
Le violenze della polizia contro i neri da sempre sono state degli episodi che hanno riaperto le ferite del popolo afroamericani. Le parole “Colpevole, colpevole, colpevole” sono risuonate per ben tre volte nell’aula popolare del tribunale di Minneapolis.
Finalmente giustizia è stata fatta per il caso del ragazzo nero , a giuria di Minneapolis ha ammesso un verdetto di colpevolezza per l’ex agente di polizia Derek Chauvin.
La decisione riguardo l’omicidio del 46enne afroamericano è stata attesa con ansia dagli Stati Uniti, la vicenda è stato il simbolo delle tensioni razziali che da sempre hanno circondato la comunità nera d’America.
Giurati, avvocati e l’accusato sono entrati in aula per ascoltare la lettura del verdetto, la decisione è stata rapida, in meno di due giorni la giuria popolare si è messa d’accordo sul da farsi.
Subito dopo aver letto il verdetto, reato dopo reato, il giudice ha ringraziato i giurati per poi congedarli, la pena verrà annunciata in una seconda sede.
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George Floyd, quali sono i tre reati d’accusa per l’agente di polizia
La giuria era composta da sette donne e cinque uomini, sei di loro erano bianchi e quattro neri, gli altri due si sono identificati multirazziali. I componenti della giuria si sono espressi sui tre reati di omicidio, nei confronti di Chauvin.
Potevano decidere la colpevolezza o l’innocenza sui reati, i quali non sono assoltamente esclusivi. Le accuse erano: omicidio di secondo grado non intenzionale, il quale dichiarava Chauvin come l’omicida del ragazzo nel commettendo un reato grave come l’aggressione.
L’omicidio di terzo grado prevedeva che Chauvin avesse agito con azioni molto pericolose, disprezzando la vita altrui. Mentre la terza accusa era quella di omicidio colposo di secondo grado, il quale era irresponsabile di negligenza.
La somma di questi reati porterebbe l’agente di polizia ad un massimo di 40, 25 e 10 anni di carcere, ma la sua pena potrebbe ridursi a 27 anni. Dopo ben 4 ore di riunione, i giurati sono riusciti ad annunciare l’unanimità verso le ore 3 del pomeriggio.
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L’opinione di Biden sulle prove “schiaccianti” sul caso
Il presidente Joe Biden, aveva deciso alla vigilia del verdetto di agire subito dopo la decisione della giuria. Infatti dopo aver ascoltato le deliberazioni dei capi d’accusa, ha chiamato la famiglia Floyd per esprimere la sua vicinanza alla vicenda.
La sua presa di posizione ha lasciato spiazzati tutti i partiti politici del Paese, i quali hanno visto la sicurezza di Biden per via delle prove “schiaccianti” contro l’agente di polizia Chauvin.
Dopo le affermazioni del Presidente, i Repubblicani hanno attaccato le parole del deputato Maxine Waters, la quale ha incitato il parlamento ad ulteriori proteste nel caso Chauvin fosse stato assolto.
Durante tutta la vicenda a Minneapolis è stata abilitata la guardia nazionale, ci sono 3000 soldati schierati per tutto lo stato, inoltre sarà utilizzata la truppa degli stati limitrofi se fosse necessario.
Numerosi negozi hanno chiuso e barricato gli ingressi proprio in vista del verdetto, le scuole hanno praticato la didattica a distanza, mentre Philadelphia, Washington e New York hanno adottato delle misure d’emergenza per prevenire disastri.
Il processo è durato 14 giorni, questi sono stati utilizzati dall’accusa per presentare diversi testimoni oculari e video drammatici della vicenda, proprio mentre l’omicidio veniva compiuto, i passanti hanno ripreso tutta la scena.
C’è stato spazio anche per alcuni esperti sull’utilizzo e l’abuso della forza in tutti i manuali di polizia. Il capo della polizia Medaria Arradondo, ha testimoniato che le azioni dell’agente Chauvin hanno violato le regole del Dipartimento.
La difesa dell’agente ha parlato per ben 2 giorni, cercando di sollevare alcuni dubbi sulla morte del ragazzo nero, tra questi ci sono stati l’uso di stupefacenti e l’uso di cattive condizioni di salute.
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La difesa ha dichiarato che il ricorso alla forza di Chauvin era ragionevole
Il ragazzo afroamericano di 46 anni è stato ucciso a Maggio del 2020, in seguito all’arresto da parte delal polizia, la quale venne chiamata per verificare se l’uomo avesse utilizzato una banconota falsa in un negozio.
Derek Chauvin, un agente di 44 anni dopo averlo ammanettato e spinto a terra gli ha premuto il ginocchio sul collo per 9 minuti e 29 secondi. L’agente ha tenuto il ginocchio sul collo di George Floyd nonostante le urla e richieste d’aiuto per via del fatto che non riusciva a respirare.
Questo gesto è stato continuato anche diversi minuti dopo che l’uomo aveva perso conoscenza, l’uomo è morto per asfissia, questo è stato il referto dell’autopsia ufficiale. Oggi Chauvin è un ex agente, il quale è stato incriminato per diversi abusi durante il suo servizio, cominciati proprio nel 2001.
La morte del ragazzo afroamericano ha riaperto le proteste contro il razzismo, questo non accadeva da diversi anni, il dibattito sulla discriminazione e il razzismo ha messo sotto i riflettori il comportamento della polizia nei confronti delle minoranze etniche.
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Questo ha innescato su scala nazionale il movimento Black Lives Matter, proprio per riuscire a chiedere giustizia in tutte le forze di sicurezza. Questo ha generato alcuni disordini e vandalismi da parte della popolazione.
La polizia americana è stata messa sul tavolo degli imputati proprio perché ci sono delle reali carenze d’addestramento, le realtà locali hanno un programma di addestramento che non dura oltre i 6 mesi.
La storica cultura di abusi contro le minoranze e la discriminazione gratuita sono state al centro delle discussioni e delle rivolte, i critici hanno sottolineato la tendenza alla militarizzazione delle forze dell’ordine sia nelle tattiche d’approccio e sia negli arsenali.
Le proposte di riforma sono state rese pubbliche, ma attualmente non sono ancor state ascoltate, la cronaca ha riportato alcuni episodi di forza letale da parte degli agenti, i quali negli ultimi giorni proprio nell’area di Minneapolis hanno ucciso un ragazzo di 20 anni Daunte Wright per una infrazione del codice stradale.
L’agente sostiene di aver utilizzato per errore la pistola d’ordine anziché il taser per stordire il ragazzo. Una scusa pressochè improvvisata e senza un briciolo d’onore.