In vista delle riaperture il virologo Fabrizio Pregliasco getta acqua sul fuoco dei facili entusiasmi: “Avranno un costo”
Manca giusto una settimana alla riapertura di quasi tutte le attività commerciali: dal 26 aprile i ristoranti, in zona gialla, potranno riaprire a pranzo e a cena a patto che abbiano congrui spazi all’aperto mentre tutti gli studenti, sia quelli in zona gialla che in quelli in area arancione, torneranno in aula. Inoltre, dopo che il Comitato Tecnico-scientifico ha accolto le proposte del Ministro della Cultura Dario Franceschini, riapriranno i cinema, i teatri e le sale da concerto sia all’aperto che al chiuso, con la relativa capienza aumentata dal 25% al 50% dei posti occupabili per un massimo di 500 spettatori al chiuso e di 1000 all’aperto; possibili anche le attività sportive all’aperto e anche gli sport da contatto mentre dal 1° maggio riapriranno, seppure per pochi intimi, gli stadi e i palazzetti dello sport.
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Insomma, dopo più di un anno di sacrifici e di restrizioni alla mobilità finalmente si intravede la luce in fondo al tunnel, tuttavia “la decisione di riaprire allentando progressivamente le restrizioni sicuramente potrà avere un prezzo da pagare“, ha ammonito Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano, ospite ad “Agorà”, su Rai3, dove ormai è un habituè.
Se il Premier Mario Draghi ha parlato di “rischio ragionato“, il virologo Fabrizio Pregliasco ha puntualizzato che “dal punto di vista scientifico il rischio dovrebbe tendere a zero, quindi adesso dovrebbe prevedere un lockdown stretto e prolungato che tuttavia è impossibile nella pratica”. Di conseguenza, ha avvertito Pregliasco, il rischio dipenderà dalla velocità delle vaccinazioni ma anche “dalla responsabilità di ognuno di noi“.
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Intanto, per il neopresidente della Conferenza delle Regioni, il Governatore friulano Massimiliano Fedriga, i trasporti sono il nodo da sciogliere in vista della riapertura delle scuole, ragione per la quale ha annunciato un incontro con il governo, in calendario in settimana, sul problema degli orari di entrata e uscita dalle scuole. Nell’intervista concessa al “Corriere della Sera”, Fedriga ha precisato che “con le attuali dotazioni non siamo in grado di rispondere a un’utenza riportata al 100%, pertanto bisogna agire sullo scaglionamento degli orari di ingresso e uscita delle scuole”.
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