Matteo Messina Denaro – Il Superlatitante, sul Nove il giornalista di Domani Nello Trocchia indaga sul capo di cosa nostra
Il giornalista Nello Trocchia questa stasera sul Nove racconterà con documenti inediti l’ultimo capo della famiglia dei corleonesi. Matteo Messina Denaro – Il superlatitante andrà in onda alle 21.25. Ritenuto il capo incontrastato di cosa nostra dopo le morti di Provenzano prima e Riina poi, Matteo Messina Denaro, figli di zu’ Ciccio, anche lui vecchio boss scomparso nel 1998 è praticamente un fantasma.
Nella sua lunga carriera criminale ‘u siccu non ha mai varcato la soglia di una cella carceraria. Di lui non si ha nulla, non c’è una firma, un’impronta digitale né il timbro della voce. C’è solo una vecchia foto scattata a un matrimonio alla fine degli anni ’80 e una ricostruzione computerizzata di come dovrebbe essere oggi. Il boss trapanese da anni porta con sé i segreti di Riina e Provenzano e dunque quello di parte dello Stato, dalle stragi alla trattativa sulla quale è in corso il processo di secondo grado.
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Matteo Messina Denaro, il tifoso allo stadio
È tra gli uomini più ricercati al mondo, attorno a lui aleggiano fatti di cronaca nerissima, stragi e leggende. Negli anni gli investigatori hanno fanno passi avanti verso i suoi covi grazie alle dichiarazioni dei pentiti ma anche passi indietro per il muro eretto dalla vasta rete di protezione di cui gode.
Tra le dichiarazioni più sorprendenti c’è certamente quella di un pentito in carcere che ai Ros dei carabinieri affermò che addirittura il superlatitante nel 2010 andò allo stadio Renzo Barbera per assistere alla gara Palermo-Sampdoria, incontro decisivo per accedere in Champions League quando i rosanero militavano in Serie A.
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Secondo le indicazioni date ai militari, il boss si recò a Palermo per un’importante riunione con alcuni capimafia che volevano riprendere la stragista come fu di Riina. Messina Denaro, come riportano varie informative delle forze dell’ordine, come Provenzano è più propenso alla linea ‘affaristica’ mettendo da parte le bombe in nome dei soldi.